“La situazione degli istituti di pena è drammatica” è la secca analisi di Catello Maresca, Magistrato in aspettativa e consigliere comunale di Napoli. Tra le pagine di La Verità descrive le carceri italiane sempre più difficili da gestire, come ha dimostrato il recente arresto a Napoli di otto persone, accusate di aver messo in piedi una vera e propria associazione a delinquere per introdurre nel penitenziario droga e telefoni cellulari. Tra gli arrestati, anche il garante dei detenuti del Comune di Napoli. Maresca invoca tra le responsabilità del nuovo governo la rivalutazione di “tutto il sistema di espiazione della pena e le regole dell’arresto in flagranza di reato. Bisogna mettere in atto un progetto complessivo serio ed efficace”.
Fra le problematiche individuate e descritte da Catello Maresca, “una gestione poco attenta” delle carceri italiane che due anni fa “ha provocato, casa rischio Covid, la scarcerazione di centinaia di criminali, alcuni dei quali detenuti al carcere duro”. Maresca sostiene che ci sia “un enorme problema di sicurezza sociale e un rischio imminente che si smantelli il sistema, elaborato da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per combattere le mafie”. E qui si presenta un altro problema, quello dell’accesso agevolato a dispositivi e a colloqui dei detenuti che dovrebbero invece essere isolati dalle strutture criminali di provenienza.
Catello Maresca, “carceri italiane non devono più consentire aggressioni al personale”
Secondo l’analisi di Catello Maresca sulla complessa situazione delle carceri italiane, affidata al quotidiano La Verità, “troppe inchieste di Procure italiane hanno mostrato come criminali pericolosi, talvolta anche al 41bis, sono capaci di interloquire, intrattenere rapporti con le strutture criminali di provenienza”. E prosegue spiegando che “colloqui, telefonate Skype, socialità che possono essere (e lo sono) diritti da assicurare anche a chi è in carcere per motivi gravi, andrebbero usati con maggiore attenzione”. Un altro aspetto drammatico delle carceri italiane è quello del personale di polizia penitenziaria, troppo spesso oggetto di aggressioni da parte dei detenuti.
“Un agente della polizia penitenziaria in carcere, in divisa, rappresenta lo Stato” e per questo motivo “non è più possibile consentire aggressioni” che sono “spesso di una violenza inaudita”. Catello Maresca invoca quindi un inasprimento delle pene “per le aggressioni compiute da detenuti facinorosi” unito anche alla questione “dell’ammodernamento delle carceri, la realizzazione di nuovi penitenziari, misure di sicurezza più stringenti all’interno per tutelare il personale della penitenziaria e poi, alla fine ma non per ultimo, l’immissione in ruolo di altri agenti”. Un tema serio e urgente come non mai, che Maresca si augura possa essere affrontato al più presto dal nuovo governo.