Marco Masini ripercorre la sua vita e la sua carriera nell’autobiografia “L’altalena – La mia storia“, un viaggio dentro se stesso. C’è anche il riferimento a quella oscena maldicenza secondo cui portava iella, che inevitabilmente ha segnato la sua vita. Nel 2001, infatti, una tv rispose al suo manager «il pezzo è molto bello ma il suo artista emana energie negative». Ma Marco Masini non prova rabbia ora: «È servito tutto, non porto rancore, forse qualcosa ho sbagliato anche io», spiega a Repubblica. All’epoca però la viveva come una «condanna ingiusta», ma è consapevole che fosse una moda. «Purtroppo si fa ancora. Il bullismo è sempre esistito e la cosa grave è che le dicerie nascono spesso come uno scherzo, poi nel caso di un personaggio pubblico si ingigantiscono». Marco Masini l’ha presa quindi con filosofia: «Il tempo comanda e cambia tutto. È la mia filosofia».
D’altra parte, se non avesse subìto ciò, Marco Masini non avrebbe scritto alcune canzoni. «Le difficoltà ti rendono più forte, senza quel periodo infelice forse non sarei venuto fuori. Si cresce, anche quello è servito, non ho odiato nessuno. Attribuire la colpa agli altri, serbare rancore, sarebbe un modo sbagliato di vedere le cose». L’artista di certo non si assume la colpa per la cattiveria altrui, ma se ne è fatto una ragione. «Forse certi miei atteggiamenti, difendere un mondo che apparteneva a una generazione, il disagio, non sono stati capiti. Era un mondo in frantumi, venivamo da Tangentopoli, dalla perdita di ideali. C’era una dispersione totale di forze, per questo le mie canzoni hanno colpito molti cuori. Sono stato il leader di una generazione che ha perso fiducia in sé stessa».
MARCO MASINI E IL PADRE: “USAVA BASTONE E CAROTA”
Marco Masini comunque ha potuto contare sull’aiuto degli amici, da Carlo Conti a Giorgio Panariello. «Ma anche altri, meno famosi. Gli amici ti danno indicazioni; la forza devi trovarla nella tua parte più lucida che deve guidarti nella vita. Altrimenti non cresci, rimani sempre un bambino che si sente sfrattato da un sogno. Non è così, il posto meraviglioso in cui vivere dipende solo da te, da come lo mantieni», spiega nell’intervista a Repubblica. Nel libro, comunque, parla anche del padre, che ha avuto un ruolo fondamentale nella sua vita, decisivo. «È riuscito a far esprimere al massimo la mia predisposizione ma in un percorso equilibrato, usando il bastone e la carota».
La carota arrivava dalla madre, che ha perso quando aveva 18 anni. All’epoca sapeva già cosa fare, ma crescendo ha acquisito consapevolezza di sé. Il momento più bello della sua vita è quando è tornato a casa con i primi soldi guadagnati con la musica: «Una rivincita nei confronti di mio padre: avrei potuto non fare il ragioniere e vivere del mio sogno. Bisogna proiettarsi nel futuro, per questo amo stare con i giovani, da loro si può imparare tanto, non devi rimanere nel buco nero della nostalgia». A Marco Masini avevano detto come essere, ma lui ha sempre saputo che doveva dimostrare a se stesso chi è: «Tutta la famiglia mi vedeva dietro una scrivania, poi qualche maestro di pianoforte ha capito e ho seguito l’istinto. Non va tradito».