Giuliano Mignini, che ha ricoperto il ruolo di pm al fianco di Manuela Comodi nella prima fase delle indagini per la morte di Meredith Kercher, avvenuta il 1° novembre 2007, ha parlato all’interno del podcast dal titolo Meredith – Il delitto di Perugia, online su Repubblica, che ricostruisce la vicenda attraverso le voci dei protagonisti. Il magistrato ha raccontato che, dopo la sua richiesta di ergastolo per la coinquilina Amanda Knox e il fidanzato Raffaele Sollecito, la notizia non fu ben accolta negli Stati Uniti, paese d’origine dell’imputata.
“Mi accusarono di portare avanti una caccia alle streghe”, ha ricordato. In un caso, in tal senso, venne avvicinato da una giornalista americana, che paragonò il processo sull’omicidio di Meredith Kercer ai roghi dell’Inquisizione. “È stata creata questa narrativa, Amanda è l’americana pura, la brava ragazza acqua e sapone, vittima della perversa Europa e di un inquirente medievale, che poi sarei io”, ha affermato ancora Giuliano Mignini.
Meredith, pm Mignini: “Per gli Usa Amanda è pura”. Le minacce
Il magistrato Giuliano Mignini, adesso in pensione e dunque libero dall’obbligo di mantenere il silenzio stampa, a Repubblica ha rivelato anche di avere subito delle minacce dagli Usa per quanto fatto da pm nel corso del processo sulla morte di Meredith Kercher. “Un giudice della corte superiore di Washington mi spedì una lettera in caratteri goticheggianti precisando che, se avessi insistito nell’accusare Amanda Knox, gli americani se lo sarebbero ricordati. Una cosa simile fece anche un wrestler”.
Non sono stati anni facili dunque ed alla fine i due imputati, Raffaele Sollecito e Amanda Knox, al culmine di un vero e proprio calvario processuale, hanno anche ottenuto la piena assoluzione. L’ivoriano Rudy Guede fu condannato a 16 anni di carcere, sulla base di alcune tracce rinvenute sulla scena del crimine, per concorso in omicidio, ma chi ci fosse insieme a lui resta tuttora un mistero.