Il Pil italiano nel terzo trimestre è cresciuto dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% in termini tendenziali. Stando alle stime dell’Istat, la variazione acquisita per il 2022 è pari al 3,9%. Fino alla fine di settembre, quindi, non si è concretizzato il temuto rallentamento economico, ma cosa succederà dopo, visti i venti recessivi che spirano in Europa?
Secondo Mario Deaglio, professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino, «gli ultimi dati non riescono a fornire risposte definitive. In sintesi, il pericolo c’è, ma i numeri non consentono di togliere dubbi e incertezze».
Tra questi dati c’è anche quello relativo all’inflazione, cresciuta a ottobre dell’11,9%
Sì, il rialzo è stato molto forte, ma è dovuto a fenomeni in parte superati, come il picco del prezzo del gas o la siccità che ha ridotto i raccolti agricoli, che si sono però scaricati con un certo ritardo sui consumatori. Tra l’altro il comparto agroalimentare risente anche di rincari o di scarsità di alcuni importanti input produttivi, come i fertilizzanti. Al momento, tuttavia, l’inflazione core è più bassa in Europa che negli Stati Uniti.
Bisognerà capire se il Pil resterà positivo anche nel quarto e ultimo trimestre dell’anno.
L’andamento del Pil in Germania e Usa nei primi due trimestri ci ha fatto pensare che le cose potessero andare male anche per noi nel terzo, ma abbiamo saputo rispondere molto bene a una certa fiacchezza, non una caduta, della domanda interna, tramite le esportazioni e il turismo rivolto all’estero. Questo ci ha consentito di chiudere positivamente il terzo trimestre, considerando che per quasi tutto settembre i flussi di vacanzieri sono rimasti a buoni livelli. Da qui a sapere cosa succederà nel quarto trimestre è molto difficile, dipenderà anche da come andranno le vendite di Natale. La crescita acquisita al 3,9% fa comunque pensare che chiuderemo bene l’anno.
Secondo il Fmi, il Pil nel 2023 sarà negativo per lo 0,2%. Avremo, quindi, una recessione tecnica. Cosa ne pensa?
È possibile e probabile che ci sia una recessione tecnica, ma potrebbe essere lieve. Potremmo quindi avere un rallentamento, ma non un intero anno che si chiude con il segno meno come prevede il Fmi. Se si riuscirà a usare bene il Pnrr, si avrà una base per investimenti pubblici superiori al passato. Non bisogna poi dimenticare l’alto livello di liquidità di molte famiglie, che vedendo la situazione migliorare potrebbero avere più fiducia e non contrarre consumi e investimenti. Infine, va riconosciuto che per il momento il commercio estero sorprendentemente tiene. Francamente una previsione per un intero anno con una variabilità politica mondiale come quella attuale vale più come esercizio che non come stima affidabile.
In effetti tra pochi giorni c’è l’appuntamento cruciale delle elezioni di mid-term.
Esattamente. Se vincessero i Repubblicani, risultato per nulla scontato, si creerebbe anche oltreoceano una certa instabilità che già si può notare in alcuni Paesi europei come Francia, Gran Bretagna e Germania. Per il momento l’unica crisi che vedo è quella finanziaria del comparto tech, con alcuni colossi, come Amazon e Meta, che hanno subito un tracollo in Borsa nelle ultime settimane.
Dobbiamo quindi attraversare un inverno un po’ incerto e farci trovare pronti a primavera, sperando di avere ancora una spinta dal turismo. Quale può essere il principale fattore di rischio per l’Italia? Cosa ci deve preoccupare di più?
Io guarderei principalmente alla situazione politica, nel senso che c’è da essere preoccupati che il Governo Meloni possa non durare oppure finire per essere totalmente snaturato. Le dichiarazioni programmatiche, pur non totalmente condivisibili, mi sono sembrate nel complesso accettabili anche dal punto di vista economico, non si è sconfessato nulla di quel che ha fatto l’Esecutivo precedente. Proprio partendo di lì si ha una base solida su cui poter procedere. Se dovesse però prevalere una logica di spartizione, con litigi tra i partiti della maggioranza che si danno l’un l’altro un contentino pur di continuare a governare, allora c’è il rischio che si possano fare le scelte sbagliate o che l’Esecutivo non vada più avanti.
(Lorenzo Torrisi)
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