E così la Bce non ha fatto altro che confermare i giudizi passati e proseguire sulla strada intrapresa; in linea con le aspettative degli analisti, ha rialzato i tassi dello 0,75%. I commenti del Governatore della Bce Christine Lagarde, mi hanno fatto sorridere, ma ci faranno piangere nel futuro. Ha detto banalmente che monitorano i dati dell’economia e si baseranno su quelli per le scelte future. Le azioni intraprese stanno avendo un impatto positivo e quindi continueranno con questa metodologia.
Un impatto positivo? Hanno iniziato questa sequela del rialzo dei tassi con un enorme ritardo, di quasi due anni rispetto alla realtà (i prezzi delle materie prime ha cominciato a sollevarsi circa due anni fa). Hanno iniziato questa sequela con sei mesi di ritardo rispetto alla Fed. Un ritardo gravido di responsabilità, poiché ha determinato la pesante svalutazione dell’euro rispetto al dollaro. L’aumento dei tassi di interesse provoca subito un aumento del valore di quella moneta rispetto a tutte le altre, soprattutto rispetto a quelle che non modificano i tassi o che rimangono indietro nella differenza dei tassi.
E quando ha iniziato a innalzare i tassi, non ha cercato dii recuperare il terreno perduto, non ha provato ad aumentare i tassi di una quantità maggiore di quella della Fed; al contrario, ha sempre mantenuto “la distanza”, copiando le mosse della Fed e mantenendo la differenza del valore assoluto dei tassi, quindi mantenendo il flusso di capitali da euro a dollaro. Risultato? La caduta del cambio EUR-USD dell’ultimo anno e mezzo, evidenziato dal grafico qui sotto.
Questa è l’ovvia conseguenza delle politiche monetarie criminali attuate dalla Bce. Politiche che io chiamo criminali perché vanno a pesare direttamente nelle tasche dei cittadini.
La Bce ha come scopo la mitica “stabilità dei prezzi”. La Lagarde è soddisfatta? Vediamo i numeri: inflazione in Germania al 10,4% (ultimo dato di ottobre), in Austria al 10,5%, in Belgio al 11,2%, in Finlandia al 8,1%, Spagna al 9%, in Grecia al 12%.
E in Italia? Siamo all’11,9% e nessuno dice niente, niente titoli di giornale, nessun servizio in televisione. Per il 2023 il Fmi ha previsto la recessione per l’Italia, e nessuno dice niente. Nasce un nuovo Governo e al Ministero dell’Economia ci finisce Giorgetti, amico ed estimatore di Draghi. Poi magari qualcuno si lamenta che non cambia nulla. No, non cambierà nulla mentre il mondo va incontro al disastro. I dati del mercato immobiliare sono disastrosi, negli Usa come in Cina, in Italia come in Germania. E il crollo del mercato immobiliare, per il vastissimo indotto che ha, è quello che meglio di altri “predice” la futura recessione.
Ma c’è un’alternativa praticabile? Certo che c’è: il Giappone ha l’inflazione al 3%. Con la sovranità monetaria non si possono fare miracoli, non si può impedire un periodo di difficoltà, soprattutto se l’economia mondiale soffre. Ma se usata per favorire l’economia reale si possono limitare i danni. In Europa invece abbiamo la Bce, che si interessa principalmente degli interessi della finanza e della speculazione, per cui rialza i tassi ben sapendo che non può nulla contro l’inflazione e che deprimerà lo sviluppo economico. E i risultati si vedono.
E in Giappone? Il Pil è anemico, in valore assoluto è ancora sotto il periodo pre-pandemia, mentre nell’Ue è appena sopra. Ma in Giappone se ne fregano. E il debito? In Giappone è a livelli record, ma in Giappone se ne fregano. E la BOJ, la loro banca centrale, continua una politica monetaria espansiva, al contrario di Fed e Bce.
Il “caso” del Giappone contraddice i “modelli” economici in modo così eclatante che si organizzano incontri e seminari sul tema. Pure Il Sole 24 Ore ha affrontato il tema, con ipotesi davvero esilaranti: “Ѐ quella che la letteratura economica recente chiama ‘disattenzione razionale’: le persone si disinteressano di alcune informazioni giudicate non rilevanti quando prendono decisioni economiche. E per i giapponesi, come mostra la survey che abbiamo visto all’inizio, evidentemente le informazioni sull’inflazione non lo sono”. Capito? In Giappone l’inflazione non c’è perché i giapponesi non sono informati sul fatto che c’è inflazione. Non è che sono sbagliati i modelli economici usati dagli espertoni di casa nostra: è che i giapponesi non sono “informati”. Ci sarebbe da ridere, se non fosse una tragedia per milioni di persone.
Viene in mente la storia del calabrone: secondo la scienza, non può volare; ma lui non lo sa e vola lo stesso.
Nota bene: nel 2005 uno studio specifico ha dimostrato che il calabrone in questione (per la precisione il Bombus terrestris, differente dal calabrone conosciuto in Italia) riesce a volare perché, osservando il movimento delle sue ali con una serie di riprese ad alta velocità, ha scoperto che con le ali compie 230 battiti al secondo, un valore addirittura 5 volte superiore a quelle di un colibrì. Inoltre, le riprese hanno mostrato che le ali compiono un movimento particolare, che ne aumenta la portanza.
Quindi, il calabrone può volare. Il Giappone è un calabrone?
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