È fatta. I politici di tutta Europa, Governi, Parlamento e Commissione si sono messi d’accordo per costringere le persone ad acquistare un prodotto che non vogliono, che costa di più e non è adatto alle loro esigenze. I dati di vendita parlano chiaro: le auto elettriche sono acquistate solo da chi abita in una grande città e ha un garage, ha un altro veicolo con motore termico a disposizione e, probabilmente, potrebbe permettersela comunque, ma viene spinto dagli incentivi statali. Mettere al bando dal 2035 le auto a benzina o diesel è un grande esperimento sociale che parte dalla considerazione che un gruppo di limitato persone pensa di sapere meglio dei diretti interessati cosa sia meglio per loro e cosa devono fare. E confermano le proprie direttive contando su un possibile salto tecnologico che risolverebbe tutti gli attuali problemi legati alle auto elettriche, ma che ancora non si vede all’orizzonte. Vedremo.
Nel frattempo, facciamo qualche conto. In Europa circolano 263 milioni di veicoli che hanno un’età media di dodici anni. Lo scorso anno sono state vendute 11,7 milioni di auto e per vedere la sostituzione totale dei veicoli circolante ci vorrebbero 22 anni. In teoria. Perché, in pratica, ci sono persone che cambiano auto spesso e altre che la tengono fino allo sfinimento del mezzo. Inoltre, fino a quando saranno in vendita, la maggior parte delle persone continuerà a scegliere modelli con motore termico. Possiamo ipotizzare, quindi, ed essendo particolarmente generosi, una media di 6 milioni di auto elettriche vendute nei prossimi 13 anni, compresa la sostituzione di quelle che sono in circolazione adesso che allora saranno dei ferri vecchi con le batterie a terra. Quindi potremmo dire che il parco auto potrebbe essere completamente elettrico nel 2051 se il livello delle auto vendute ogni anno rimanesse lo stesso.
Se si ipotizza, invece, che con l’avvento del solo elettrico il mercato automotive possa scendere del 20%, allora la data della completa elettrificazione del parco circolante potrebbe essere il 2056. Tra 33 anni. Ma anche questa ipotesi è ottimistica perché con ogni probabilità ci sarà una resistenza passiva degli automobilisti alle imposizioni europee che si concretizzerà con quello che potremmo definire “l’effetto Havana”.
Dal 1960 al 2011 a Cuba era vietata l’importazione di auto dall’estero e, per oltre 50 anni e ancora adesso, i meccanici locali hanno riparato vecchie e affascinanti Chevrolet, Cadillac, Ford, Chrysler, Dodge e Buick d’epoca che ormai non circolavano da nessuna parte del mondo. Con ogni probabilità succederà la stessa cosa in Europa. Le auto a motore termico verranno tenute dai proprietari che non possono permettersi, per il tipo di uso o per il costo, un’auto elettrica fino all’assoluta consunzione e poi ne cercherà un’altra usata oppure in altri continenti.
Nasceranno meccanici specializzati nel fabbricare pezzi di ricambio ormai introvabili. Chi potrà terrà nel proprio garage vecchi modelli iconici di marche prestigiose, magari accanto a una vettura elettrica adatta a spostarsi in città, da tirare fuori per un viaggio o soltanto per divertirsi. Insomma, la completa sostituzione del parco circolante in Europa non avverrà, forse, mai. A meno che quei geni di Bruxelles non decidano di imporre una supertassa sul motore termico o di alzare in maniera molto aggressiva le imposte sui carburanti. In questo caso, metteranno in difficoltà chi ha problemi economici. Gli altri alzeranno le spalle e continueranno a fare quello che vogliono.
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