Iniziamo da qualche dato: la ricchezza dei conti italiani privati è pari a circa 5.260 miliardi (compresi piccoli e medi risparmiatori), solo nel 2021 ha generato 320 miliardi di volume economico, un flusso che ha tenuto in piedi il Paese più delle ricette di Mario Draghi. La liquidità resta la forma preferita d’allocazione del risparmio, vero e proprio asset dell’Italia.
Bisogna poi ricordare che un Paese che ha dieci trilioni di ricchezza deve contenere il debito pubblico (che non è nel nostro caso contratto con le banche ma saldamente nelle mani del contribuente italiano), ma allo stesso tempo non può venir condizionato dal “bocchettone” della Bce. Da questo punto di vista serve indipendenza finanziaria; visto che l’Italia in Europa non ha bisogno d’altri da cui dipendere, con un debito pubblico per due terzi in mano italiana, un volume economico da 3.800 miliardi inferiore ai 5.260 di risparmio significa che il Paese è più stabile rispetto a Germania e Regno Unito.
Quest’ultimo passaggio proprio non piace in seno all’Ue, che vede i cosiddetti virtuosi tra i peggio indebitati. Se, infatti, il Bel Paese porta in dote un 41% di debito privato sul Pil, altrove le cose vanno diversamente: Paesi Bassi 102%; Danimarca 116%; Svizzera 130%; Norvegia 102%; Germania 53%; Regno Unito 87%; Svezia 89%; Usa 75%.
Come si può notare, Paesi considerati virtuosi detengono un debito privato oltre soglia del 100% del Pil e hanno cittadini indebitati per quasi ogni bene, eccetto che per gli immobili, spesso in affitto. Uno scenario che ricorda da vicino quello della crisi dei mutui Usa, che innescò la crisi economica del 2008, passata in Europa come problema “di debito pubblico”, quando invece fu l’esatto contrario.
Nel 2011 gli italiani avevano lo stesso risparmio odierno e il debito pubblico era al 70% in mano italiana, l’Italia non ha mai fatto ricorso a prestiti e anzi ha sempre finanziato l’Ue. Tutto questo per sottolineare l’assoluta falsità della narrazione che ci voleva in default. Germania e Francia, tramite Bce e Fmi tentarono di farci sottoscrivere accordi con banche (su modello greco…), ma la forte opposizione al Governo di Mario Monti da parte dell’opinione pubblica bloccò l’operazione, che si limitò al deleterio Patto di stabilità.
Oggi la Germania è contraria alla riforma del Patto di stabilità che vedrebbe la situazione capovolta, con l’Italia tra le prime nazioni virtuose in Europa (prendendo in considerazione debito privato, pubblico e volume economico). Con gli attuali parametri risultano invece virtuosi i Paesi indebitati sul serio, ovvero con le banche.
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