Raf, raccontandosi sulle colonne del “Corriere della Sera”, ha rivelato alcuni retroscena sulla sua carriera musicale, a cominciare dal successo di “Self control”, brano che lui scrisse in un inglese maccheronico e che il suo amico Steve Piccolo gli sistemò da un punto di vista linguistico. Fu un singolo che, con la cover di Laura Branigan, vendette 20 milioni di copie, ma, ha dichiarato l’artista, “mi sentivo il fratello povero dei Duran Duran. Non volevo diventare un personaggio della dance più commerciale, andare in tv e cantare in playback: mi metteva ansia. Ero scontroso, scorbutico, perché mi sentivo fuori posto. E mi ritrovai più solo. Quando hai successo, sono gli altri che spesso ti vedono diverso e tu non sai mai se la gentilezza di una persona nei tuoi confronti sia reale o falsa”.
Timido sin dalla nascita, Raf ha reso nota anche la più grande figuraccia che abbia mai fatto: “Finisce il concerto, si spengono le luci, due rapidi passi in avanti e prendo in pieno una grossa cassa speaker di cui mi ero dimenticato. Dopo un triplo salto carpiato con avvitamento, con la chitarra al collo, mi ritrovo a pelle d’orso sul palco proprio mentre qualcuno, sentito il tonfo, riaccende i riflettori. Mi rialzo imbarazzatissimo. Intorno a me ridono tutti, musicisti, tecnici e spettatori. E dalla prima fila, passata l’apprensione, sghignazza pure Fabrizio Frizzi, che non mancava mai a una mia data”.
RAF: “UMBERTO TOZZI? NESSUNA COMPETIZIONE FRA NOI, MA LUI È RITARDATARIO!”
Impossibile, poi, per Raf non soffermarsi sulla sua amicizia con Umberto Tozzi: “Ci conoscevamo dai tempi di Firenze, quando lavoravo con Bigazzi come producer. Per dieci anni a Roma siamo stati vicini di casa, facevamo le vacanze insieme. Come quando siamo andati in settimana bianca sulle Dolomiti e, dopo le discese, ci fermavamo a mangiare nei rifugi. Prima di tornare a valle sugli sci un po’ alticci, zigzagando in pista… più che altro rotolando!”.
Anche durante il loro lungo tour Raf e Tozzi sono sempre andati d’amore e d’accordo: “Con Umberto mi diverto come un pazzo! Ogni tanto ha la luna storta, capita, però è simpaticissimo. Con lui poi non scatta nessuna competizione sul palco se uno dei due ha cantato un pezzo in più: zero problemi, solo allegria. Un difetto? È ritardatario, perché è lentissimo. Per farsi la doccia ci mette una vita, anche a tavola mangia con somma calma, gli altri hanno finito e Umberto è ancora al primo. Lui, peraltro, mi rimprovera la stessa cosa, dice che il ritardatario sono io. A volte è vero”.