Che il mondo della musica rock fosse sessista e maschilista, nonostante i tanti proclami libertari e rivoluzionari, non lo scopriamo adesso. Da sempre le donne hanno dovuto faticare enormemente per poter aspirare a un ruolo uguale a quello dei maschietti, e per farlo hanno dovuto in molti casi trasformarsi in sex symbol, apparendo discinte e sessualmente eccitanti per aver diritto a fare un disco. Sono state oggetto di consumo degli appetiti dei maschi: per poter avvicinare e conoscere una star, dovevano prima passare dal letto dei loro manager e poi anche dal loro. E’ storia vecchia. Stupisce quindi che Alanis Morisette denunci solo ora tale situazione.
Lo ha fatto rifiutandosi di partecipare all’annuale evento della Rock’n’roll Hall of Fame che quest’anno premiava diverse donne (tra le altre Carly Simon, Janet Jackson e Dolly Parton). “Ho trascorso decenni in un settore che è pieno di un sentimento generale contro le donne e ho tollerato molta condiscendenza e mancanza di rispetto, riduzione, sprezzante, violazione del contratto, mancanza di sostegno, sfruttamento e violenza psicologica (e altro) durante tutta la mia carriera” ha scritto aggiungendo che “Nell’industria musicale c’è un sentimento anti-femminile”. Per l’artista canadese una dichiarazione del genere fa parte del suo femminismo dichiarato. Il suo disco d’esordio, Jagged little pill quasi trent’anni fa, era una dichiarazione forte di intenti, con canzoni in cui le donne umiliate e usate dagli uomini si prendevano una rivincita. Non è chiaro però perché proprio adesso e solo adesso una dichiarazione così forte, se possa in qualche modo essere riferita a un episodio capitato a lei o a qualche sua conoscenza in particolare.
ALANIS MORISETTE STUPRATA A 15 ANNI
Lei non ha mai avuto problemi nel corso della carriera, da quanto ci risulta, eppure dice che “L’ho tollerato perché nulla mi avrebbe impedito di entrare in contatto con coloro a cui tenevo e con cui risuonavo. Vivo per servire e connettermi con le persone e quindi nel corso degli anni l’ho risucchiato in più occasioni di quante ne possa contare per farlo. È difficile non essere colpiti in nessun settore in tutto il mondo, ma Hollywood è nota per la sua mancanza di rispetto nei confronti del femminile in ognuno di noi”. Ecco, è il riferimento a Hollywood, capitale del mondo del cinema a porre qualche domanda. Forse, con un po’ di ritardo Alanis ha voluto unirsi al movimento del #metoo, quello delle attrici abusate per aver subito violenze psicologiche e fisiche? Sembrava ormai passato di moda. In realtà, come ha rivelato un paio di anni fa, la Morissette è stata protagonista di un brutto episodio quando aveva solo 15 anni: stuprata da un gruppo di uomini. Era già nel mondo dello spettacolo, giovanissima. “Mi ripetevo che ero consenziente, ma ogni volta c’era chi mi ricordava che a quell’età non esiste consenso, sei ancora una bambina” ha detto. Non ha mai rivelato l’identità degli stupratori: “Spesso sento dire “perché quelle hanno fatto passare 30 anni prima di parlare?”. In realtà il problema è l’opposto: nessuno le ascoltava. Oppure erano minacciate, o lo era la loro famiglia. Insomma, non sono le donne che aspettano, bensì la nostra cultura che non ascolta. È un aspetto onnipresente, più nella musica che nel cinema», rivelava Alanis lo scorso anno al Sunday Times. «Se non avessi un intero team di terapisti da tutta la vita, non credo che oggi sarei ancora qui”. Ecco dunque la verità dei fatti. Il messaggio porsi conclude con un tono ambiguo, quasi a voler annunciare il ritiro dalla carriera o quantomeno dal tipo di spettacoli che ha fatto fino a oggi: “Grazie al cielo in un momento della mia vita in cui non c’è bisogno che io trascorra del tempo in un ambiente che riduce le donne”. Mistero.