Indice di libertà economica: Italia 57esima (su 183)
Per l’ennesimo anno consecutivo dal 1995, l’Index of Economic Freedom posiziona l’Italia a metà della classifica dell’indice di libertà economica. Creato proprio nel 1995 dalla Heritage Foundation di Washington, con il Wall Street Journal, l’indice misura, attraverso una serie di parametri e fattori, quando le economie del mondo possono definirsi concretamente libere, ad indicare, però, non la libertà d’acquisto (in tal caso si parlerebbe di economie liberali, non libere), ma il funzionamento generale delle istituzioni in un determinato paese.
L’indice di libertà economica assegna all’Italia un punteggio pari a 65,4 (su un totale intuitivamente di 100), posizionandola al 57esimo posto (su 183 nazioni prese in esame) che diventa il 33esimo posto considerando solo l’area europea (quindi su un totale di 45 Paesi), classificandole tra le economie “moderatamente libere“. A quanto si legge nel report pubblicato sul sito della Heritage Foundation, dal 2017 l’Italia ha guadagnato 2,9 punti, salendo nella metà superiore della categoria in cui afferiscono le economie moderatamente libere. Dal 2017 al 2019, l’indice ha registrato un generale rallentamento dell’economia italiana, mentre nel 2020 si evidenzia una prima ripresa, continuata stabilmente nel 2021.
Libertà economica in Italia: cosa non funziona
Insomma, sembra che l’indice di libertà economica non indichi una situazione completamente positiva per l’Italia, ma è anche importante considerare che con un punteggio pari o superiore a 70, scalerebbe nella seconda parte della classifica, dedicata ai Paesi “per lo più liberi”. Ma la Heritage Foundation, oltre a stilare l’elenco, spiega anche chiaramente quali siamo i parametri utilizzati per la ricerca e in quale punto ritengono che si debba intervenire.
La libertà economica in Italia, secondo la fondazione, è evidente soprattutto nella libertà monetaria, in quella commerciale e in quella di investimento, tutte considerate forti, mentre il bel paese sembra arrancare soprattutto per via della spesa pubblica (che ottiene un punteggio appena superiore a 20, sempre su 100). Tra gli aspetti da migliorare, secondo l’analisi, rientra sicuramente la lentezza e la vulnerabilità del sistema legale, soprattutto per via della burocrazia “gonfia ed egocentrica”. Non manca un riferimento a criminalità e corruzione, visti come ostacoli alla crescita economica.
“Le tasse sul reddito sono relativamente alte“, si legge ancora nell’indice di libertà economica, mentre la burocrazia rallenta anche la libertà d’impresa. A peggiore la condizione generale, però, sono soprattutto gli aspetti legati al reddito individuale. L’onere fiscale è peggiorato e risulta essere alto, mentre la spesa pubblica traina in basso l’Italia nella classifica.