In questo periodo, in cui si stanno svolgendo molte assemblee di condominio per impostare i preventivi di spesa della gestione 2022-2023, il problema del caro bollette sta emergendo in tutta la sua gravità. Da una parte, perché sta aumentando il numero dei condòmini morosi che non riescono a pagare le utenze, con il rischio che possano verificarsi in molti stabili anche distacchi dell’energia; dall’altro, perché il trend in ascesa dei prezzi del gas rende quasi impossibile fissare dei preventivi plausibili sul fronte dei costi per il riscaldamento.
Della gravità della situazione il nuovo esecutivo è ben consapevole, tanto che – a detta del sottosegretario all’Economia, il leghista Federico Freni – si stanno studiando delle misure che possano venire incontro ai condòmini, come un maggior utilizzo del bonus sociale. Una dichiarazione che fa ben sperare Confedilizia, che da mesi chiede misure specifiche per i condomini, dove il problema dell’aumento delle bollette è complicato e aggravato dalla convivenza fra soggetti con diverse disponibilità economiche”. Come intervenire? Quali misure di sostegno vanno adottate? Come si può contrastare il problema della morosità? Lo abbiamo chiesto a Antonio Nucera, responsabile Ufficio studi Confedilizia.
Costi energia e condominii: quanto è allarmante oggi la situazione?
I condomini sono realtà molto diversificate e il problema riguarda soprattutto quelli in cui operano gli impianti centralizzati. Dai contatti con gli amministratori emerge una grande preoccupazione. Proprio in questo periodo si stanno svolgendo molte assemblee di condominio e i timori insorgono non appena si affronta il tema dei preventivi di spesa della gestione 2022-2023, perché di solito vengono fissati in base ai consuntivi dell’anno precedente, ma oggi siamo in presenza di aumenti delle bollette esorbitanti. E ci sono amministratori che propongono in assemblea di aumentare almeno del 50% i preventivi per i costi di riscaldamento, aumento che comunque non basterà di certo ad assorbire tutti i rincari, ma almeno permetterà di continuare a pagare le bollette.
Quanto sono aumentate in media?
Possiamo tranquillamente dire che mediamente sono almeno raddoppiate, ma in certi casi anche più che raddoppiate. Per fortuna, però, ci sono condomini che sono passati al mercato libero quando i prezzi di luce e gas non erano così elevati e hanno ottenuto un prezzo bloccato per due anni.
Le morosità crescono ancora molto velocemente?
I casi di morosità sono destinati a esplodere proprio in questa stagione invernale che si sta aprendo. Normalmente il fenomeno interessa il 10-15% dei condòmini, la quota di coloro che si troveranno in difficoltà a pagare le bollette salirà al 30%.
Si corre il rischio di distacchi indiscriminati di luce e riscaldamento?
Considerato che il trend in ascesa dei prezzi è destinato a durare, abbiamo già avuto contezza che in certi stabili gli amministratori hanno provveduto ad avvertire i condòmini che i soldi in cassa sono praticamente a zero, o poco di più, e quindi si ritiene che molti condomini possano presumibilmente subire il distacco degli operatori di luce e gas, i quali non sono più disponibili come un tempo a studiare dei piani di rientro o a sopportare ritardi nei pagamenti. Anche perché, essendo venditori di energia, hanno a loro volta costi molto alti e non riescono a consegnare il gas in perdita.
Ma che decisioni si stanno prendendo nei condomini?
Per cercare di limitare i danni si stanno adottando tutte le misure, dal minor numero dei giorni di apertura degli impianti di riscaldamento agli orari di accensione fino alle temperature più basse di uno-due gradi negli appartamenti, previste dal piano di contenimento dei consumi energetici predisposto dal ministero.
C’è chi parla di una bomba sociale a orologeria. È così?
Dire bomba sociale è un’espressione da prendere con le molle. Dopo il Covid sembrava ci fosse una ripresa, adesso c’è il caro bollette che crea disagio. Più che bomba sociale direi grave preoccupazione. Fortuna che finora il clima mite ci ha aiutato, ma adesso che stanno arrivando temperature più rigide, la percezione del problema legato al freddo, al riscaldamento nelle case e ai primi preventivi diventerà più acuto e sentito.
L’Arera ha annunciato che i condomini saranno equiparati alle microimprese dal 1° gennaio del 2023, quindi dovranno dire addio al mercato di maggior tutela del gas, con un anno d’anticipo. È un’altra tegola in arrivo?
Sì. Questa scadenza, che tra l’altro è stata più volte rinviata, arriva nel momento peggiore. Rendendoli non più utenti a basso consumo, dal 1° gennaio 2023 i condomini si troveranno catapultati nel mercato libero del gas, che oggi sconta offerte e contratti molto onerosi, con il rischio molto concreto di andare a pagare bollette ancora più salate delle attuali. Per questo chiediamo che per i condomini il mercato tutelato del gas venga prorogato almeno fino a inizio 2024, allineando il passaggio a quello che succederà per il mercato tutelato per l’energia elettrica.
Il governo, come ha dichiarato il sottosegretario Federico Freni, sta pensando a delle soluzioni per venire incontro alle esigenze dei condomini. Oltre alla nuova scadenza del mercato tutelato del gas, quali misure specifiche chiede Confedilizia?
È necessario prevedere rateizzazioni le più lunghe possibili, almeno a 24 mesi, per il pagamento delle bollette, nella speranza che prima o poi il mercato torni a scendere.
Con una moratoria ai condomini, però, le società energetiche, specie le più piccole, spesso possedute al 90% dai Comuni, si ritroverebbero senza risorse e, come ha sottolineato lo stesso Freni, questo sarebbe un problema. Come uscirne?
Il governo stesso sembra intenzionato a seguire la strada delle compensazioni, attraverso magari il sistema del credito d’imposta. E sarebbe comunque giusto prevedere una forma di garanzia pubblica per mitigare il sacrificio cui andrebbero incontro con la rateizzazione lunga le imprese venditrici di energia.
A proposito di misure per l’efficientamento energetico, uno degli strumenti più utilizzati è senz’altro il superbonus 110%. Il governo intende intervenire per sbloccare i crediti fiscali non ancora erogati in due modi: ampliando il periodo di assorbimento, così che banche e destinatari finali del credito lo possano scontare non in 4 anni, come oggi, ma in 7 o 8 anni, oppure applicando dei coefficienti di compensazione che consentono al settore bancario di ricominciare a comprare, senza ampliare la durata temporale. Che ne pensa?
Qualsiasi soluzione che possa sbloccare i crediti bloccati è ben accetta. Molte imprese sono oggi ferme e molti cantieri bloccati o neppure iniziati, perché non c’è certezza sui tempi in cui riceveranno questi soldi. E i bonus edilizi stavano creando ricchezza per il Paese, stavano facendo girare l’economia.
Cantieri bloccati anche per i continui rincari delle materie prime?
Questo problema interessa più il settore degli appalti pubblici per determinati importi. Sui cantieri privati pesano i costi delle provvigioni, che sono aumentati.
(Marco Biscella)
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