ADRIANA FARANDA, CHI È LA BRIGATISTA COINVOLTA NEL SEQUESTRO MORO
Adriana Faranda è una delle figure principali nel rapimento di Aldo Moro, militante delle Brigate Rosse che ebbe un ruolo fondamentale nel sequestro del politico e nella successiva uccisione. Dopo aver militato in alcune formazioni minori di lotta armata a Roma, dove si era stabilita per studiare Lettere a La Sapienza, entrò a far parte delle Brigate Rosse insieme al compagno Valerio Morucci nell’estate del 1976. L’anno successivo si distaccò dalle Brigate Rosse, aderendo al Movimento Comunista Rivoluzionario. Arrestata il 30 maggio 1979 insieme a Morucci, per il sequestro di Aldo Moro, in seguito si è dissociata dal terrorismo, uscendo dal carcere nel 1994. Negli anni successivi si è impegnata in prima persona in un percorso di giustizia ripartiva. (agg. JC)
CHI È ADRIANA FARANDA? LA BRIGATISTA COINVOLTA NEL SEQUESTRO MORO
Adriana Faranda è stata una delle principali personalità del mondo delle Brigate Rosse ed ebbe un ruolo fondamentale nel sequestro di Aldo Moro, il volto della Democrazia Cristiana ucciso dopo 55 giorni di prigionia. La siciliana ha militato in alcune formazioni di lotta armata romane sin da giovanissima, entrando a fare parte delle BR nell’estate del 1976 insieme al compagno Valrio Morucci.
Con il passare del tempo, Adriana Faranda è arrivata a dirigere la colonna romana brigatista e ha svolto un ruolo importante durante il sequestro Moro, agì per la precisione come “postina”. Poco dopo, all’alba del 1979, diede l’addio alle BR per dissidi interni. Lei, con il compagno Morucci, si oppose all’omicidio del presidente DC, accettando però alla fine la decisione del gruppo per principio di disciplina interno. Dato l’addio alle Brigate Rosse, i due tentarono di dare vita alla nuova formazione di lotta armata MCR, acronimo di Movimento Comunista Rivoluzionario.
ADRIANA FARANDA “PENSAVAMO DI ESSERE UNA AVANGUARDIA CHE INNESCAVA UN PROCESSO”
Identificata dopo il rapimento di Aldo Moro come colei che aveva acquistato i tre berretti utilizzati per l’agguato di via Fani, Adriana Fani venne arrestata il 29 maggio del 1979. La donna, ricorrendo alla pratica della “dissociazione”, ottenne sgravi di pena e ricostruì le dinamiche interne alle BR, uscendo di prigione in libertà condizionale nel 1994.
“In quel momento noi ci sentivamo in guerra, al di là che questa fosse reale o meno. E la guerra è spietata e cinica, la guerra uccide”, ha raccontato recentemente Adriana Faranda ai microfoni di Belve: “Un minimo dubbio su quello che facevamo c’era sempre ma non era sulle manifestazioni organizzate dal Pci. Non ci stupiva riuscissero a mobilitare tante persone. La gente non era con noi. Però cosa significa essere con noi? Pensavamo di essere una avanguardia che innescava un processo”.