Giorgia Meloni nei giorni scorsi ha espresso la sua “perplessità” sulle modalità con cui si sta procedendo nella trattativa sulla privatizzazione di ITA Airways. Secondo alcune indiscrezioni, ci sono dei motivi che farebbero emergere i forti dubbi della Premier italiana sulle operazioni di privatizzazione della neo compagnia di bandiera. Il primo è una mera questione di necessità: nei giorni scorsi il ministro dell’Economia Giorgetti ha dovuto versare 400 milioni di euro nelle casse della compagnia, che è di fatto la seconda tranche degli aiuti (in totale 1,35 miliardi) che sono stati approvati dall’Unione europea.
Tra marzo e aprile del 2023, invece, bisognerà aprire nuovamente i cordoni della borsa poiché é previsto un ulteriore versamento di 250 milioni di euro. Nelle intenzioni di Giorgia Meloni ci sarebbe l’idea di condividere quest’ultima tranche con chi si dovesse prendere la gestione della compagnia, ma non è detto che questa sia la soluzione più apprezzata dall’entourage della Premier.
Con una motivazione più squisitamente strategica, l’obiettivo secondario sarebbe quello di obbligare il consorzio Certares, che sta lavorando ancora nella valutazione alla virtual data room, a presentare un’offerta vincolante, dato che finora le procedure si sono svolte con tempistiche molto lente. E il consorzio Certares? Che cosa vorrebbe fare a questo punto?
Secondo una ricostruzione abbastanza vicina alla realtà, ci sarebbero vari scenari possibili. Si parte comunque da una certezza: e cioè che al momento dagli uffici del fondo americano rimangono tutti estremamente silenziosi e abbottonati, segno della delicatezza del momento. Certares potrebbe aspettare un segnale di qualche tipo da parte del ministero dell’Economia, oppure ci potrebbe essere la possibilità che si proceda spediti per arrivare quanto prima ad acquisire almeno 50%+1 di ITA, soprattutto dopo il cambio al vertice del Mef.
La scelta di Giorgetti di non rinnovare l’esclusiva a Certares, non sembra abbia destabilizzato più di tanto gli americani, anche perché molto probabilmente si sono resi conto che la situazione dell’ex Alitalia è ancora più complessa del previsto e nel passato più di qualcuno si è fatto male investendo nella compagnia di bandiera. Quindi, la cautela è d’obbligo.
Ma sembra che anche il gruppo MSC-Lufthansa non abbia molta fretta di chiudere il dossier. Che Gianluigi Aponte, patron di MSC, sia ancora interessato a costruire una sorta di attività intermodale è un dato di fatto, ma se sarà ITA+Italo, la cui valutazione iperbolica del principale concorrente di Trenitalia ha spaventato non poco il gruppo svizzero/partenopeo, oppure solo ITA, questo è tutto ancora da decidere.
Un’altra indiscrezione che sta girando in queste ultime ore è quella che vedrebbe lo Stato impegnato a rilanciare ITA senza doverla privatizzare. Questa soluzione, che necessiterebbe comunque di un passaggio a Bruxelles, se da una parte accontenta il partito della Meloni, dall’altra fa un po’ a cazzotti con le casse dello Stato, fortemente impegnate a sostenere famiglie e imprese sul fronte del caro bollette.
Nel frattempo il Consiglio di amministrazione di ITA, che per mesi si è retto su un gruppo di consiglieri che avevano a suo tempo rassegnato le proprie dimissioni in netto contrasto con l’ex Presidente Alfredo Altavilla, è definitivamente decaduto. Il Mef sta provvedendo a nuove nomine con un Cda ridotto e composto da un minimo di 5 a un massimo di 9 consiglieri anziché 11, e che saranno rese pubbliche il 15 novembre, data in cui si dovrebbe svolgere in prima convocazione l’assemblea ordinaria del vettore.
In termini di conti, la semestrale di ITA ha registrato un fatturato di 480 milioni con un risultato netto negativo per 272 milioni, di cui 94 solo per l’effetto carburante. Le parole che però circolano negli ambienti che hanno le mani sul dossier è “facciamo presto”. L’azienda, infatti, sta bruciando cassa e quindi servono o i manager capaci di imprimere una svolta definitiva al vettore oppure un partner industriale che possa dettare una linea strategica che inserisca ITA in un’alleanza più ampia.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.