Non c’è intervista per Zdenek Zeman senza una battuta sulla Juventus. Ne parla anche in quella concessa ad Aldo Cazzullo in vista dell’uscita in libreria della sua autobiografia, “La bellezza non ha prezzo“, scritta con Andrea Di Caro, vicedirettore della Gazzetta dello Sport. “Sono sempre stato juventino. Da piccolo andavo a dormire con la maglia bianconera“, racconta al Corriere della Sera l’allenatore boemo. Difficile immaginarlo, considerando le polemiche durissime con l’ambiente bianconero.
Ma Zeman precisa di non avercela con il club in sé, bensì con la Juventus di Moggi, Giraudo e Bettega. “La Juventus non comincia e non finisce con loro“. La maglia bianconera l’ha vestita suo zio Cestmir Vycpálek, il più grande talento del calcio cecoslovacco prima di Pavel Nedved, che a differenza di suo zio era un “lavoratore maniacale, voleva allenarsi pure il giorno di Natale“. Suo zio poi divenne allenatore della Juventus, con cui vinse due scudetti. Resta il fatto che Zeman denunciò l’abuso di farmaci nel calcio e la Juventus finì sotto processo.
LA BATTAGLIA DI ZEMAN CONTRO IL SISTEMA
“Ma solo perché a Torino c’era un magistrato coraggioso, Guariniello“, precisa Zeman al Corriere della Sera. Ci tiene però anche a chiarire di aver “puntato il dito contro il sistema, non solo contro la Juve, che aveva molti seguaci. E il problema non erano solo i farmaci. Erano anche i passaporti falsi. Era anche il condizionamento degli arbitraggi. Era anche lo strapotere della finanza“. Il riferimento è anche ai club di Milano. “Al Nord c’era l’alleanza tra Juve e Milan; l’Inter ne era esclusa, e cercava di entrare nel sistema pure lei“. Zeman cita anche Parma, Lazio e Perugia, “erano in mano alla Banca di Roma“. Tira in ballo Tanzi e Cragnotti, che “ne uscirono rovinati, come pure Gaucci“. Quest’ultimo però “fece in tempo a caricare il suo Perugia a pallettoni, per far perdere lo scudetto del 2000 alla Juve, sotto il nubifragio“. Comunque, in primo grado Agricola, medico della Juventus, fu condannato, ma assolto in appello. “Non perché il fatto non sussistesse, ma perché non era previsto dalla legge come reato. Saltò il presidente del Coni, cominciarono controlli anti-doping seri. E i risultati si videro subito“.
ZEMAN E LO SCANDALO NANDROLONE
Zeman ricorda, infatti, che dopo scoppiò lo scandalo del nandrolone. “Giocatori trovati positivi inventarono scuse puerili. Couto del Parma, che era un capellone, diede la colpa a uno shampoo. Un altro, che era stempiato, a una lozione contro la caduta. Bucchi e Monaco del Perugia alla carne di cinghiale. Ci finirono dentro pure Davids e Guardiola. E io pagai un prezzo altissimo“. Nell’intervista al Corriere il tecnico boemo parla di “un calvario di torti arbitrali, che costarono alla mia Roma almeno 21 punti” nella stagione 1998-1999. “Episodi assurdi. I calciatori videro che i loro sforzi erano inutili, e qualcuno mollò“. Zeman tira in ballo anche un Roma-Inter della quartultima giornata, ricordando che “si disse che l’Inter avesse contattato tre dei miei in vista dell’anno successivo. Ebbi l’impressione che alcuni fossero distratti, c’erano difensori che facevano i centravanti… Così con Sensi decidemmo di fare nuovi acquisti“. Ma Sensi lo mandò via, arrivò Capello e la Roma vinse lo scudetto.