Maria Fida, figlia di Aldo Moro, si è lasciata andare a uno sfogo contro “Esterno Notte”, pellicola di Marco Bellocchio in onda su Rai Uno che sarà trasmessa in più serate. In particolare, ai microfoni dell’agenzia di stampa Agi, la donna ha dichiarato: “O si decide che siamo personaggi storici, e allora si rispetta la storia, o si decide che siamo personaggi privati e allora ci si lascia in pace. La settimana prima di Natale compirò 76 anni e dopo aver avuto l’infanzia, la giovinezza e l’età adulta rovinate dal malefico caso Moro immaginavo, stupidamente, di poter sedere su una panchina al sole, prendere un tè con delle amiche, leggere un bel libro. Ma non è per niente così, avrò avuto sette anni quando un pericolo oscuro e un dolore mostruoso si sono insinuati nella mia vita e non se ne sono più andati”.
La figlia dello storico presidente della Dc Aldo Moro ha quindi sottolineato che lei e suo figlio Luca vivono nascosti, con citofono, campanello e telefono spenti, ma “ogni giorno un’ondata di tsunami ci raggiunge ugualmente. Non pretendo che gli altri – che non hanno provato – capiscano, ma a dispetto dell’esperienza seguito a sperarci”.
ALDO MORO, LA FIGLIA MARIA FIDA: “NON PENSAVO CHE L’OMBRA MI AVREBBE RAGGIUNTO”
Maria Fida Moro ha raccontato all’agenzia Agi che da adolescente fece, con gli scout, un campo mobile sulle Dolomiti e scrisse una piccola poesia profetica. Recitava così: “Le foglie balbettano alle nuvole canti di gioia, io dormo quasi, nel sole, l’ombra dietro le spalle”. A quell’epoca “potevo immaginare che l’ombra non mi avrebbe mai raggiunto e sarebbe rimasta sullo sfondo, ma invece mi ha travolto e portato via, distruggendo ogni sorriso e ogni gioia, scaraventandomi chissà dove ai confini del cosmo. Rimane soltanto il sole come un lumino nella notte a fare da sponda all’oscurità”.
Infine, la primogenita di Aldo Moro ha asserito: “È già vergognoso infischiarsene del dolore altrui ed è doppiamente vile usarlo per fare affari. Nel 1963 papà concluse così un discorso, credo a Firenze: ‘Lasciamo dunque che i morti seppelliscano i morti. Noi siamo diversi, noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo ormai superato'”.