Roche: “Falliti 2 trial clinici contro Alzheimer”
Con un nota, il gruppo farmaceutico Roche ha dichiarato che entrambi i test clinici che stavano svolgendo con il farmaco gantenerumab, che dovrebbe alleviare i sintomi legati all’Alzheimer, sono falliti, dando risultati deludenti. Nella note, come riporta Il Sole 24 Ore, si legge che “è molto deludente dover dare questa notizia”, ma informano anche della loro intenzione di continuare le sperimentazioni sulle cure per l’Alzheimer con nuovi strumenti diagnostici.
In risposta all’annuncio di Roche sul fallimento dei trial clinici contro l’Alzheimer, gli azionisti avrebbero fatto un passo indietro, e il titolo azionario ha perso quasi il 3,5% del suo valore (scendendo a 315 franchi). Fortunatamente, comunque, gli analisti di Bernestein avrebbero mantenuto invariato il loro consiglio di acquisto dei titoli del gruppo farmaceutico, mantenendo il target price alla fisso a 400 franchi (come prima della perdita di valore). Similmente, anche l’azienda Morphosys registra un risultato simile, ma ampiamente peggiore, ed in mattinata ha aperto in borsa con una perdita del 30%. Questa seconda azienda è il partner commerciale di Roche con il quale è stato sviluppato il farmaco e che ha preso parte ai trial clinici fallimentari.
I trial clinici di Roche contro l’Alzheimer
Roche, oltre alla nota con cui dava informazione del fallimento dei trial clinici sull’Alzheimer ha pubblicato anche i risultati degli studi. Arrivati in fase tre, i due studi gemelli, denominati Graduate 1 e Graduate 2, non sono riusciti a dimostrare un rallentamento della progressione della demenza nei soggetti colpiti dalla malattia, con l’uso del farmaco gantenerumab. Agli studi hanno preso parte circa 1.000 partecipanti, divisi in due gruppi, ai quali casualmente è stato in parte dato un placebo ed in parte il farmaco in questione.
Tuttavia, a quanto riporta sempre Roche, seppur il farmaco gantenerumab contro l’Alzheimer non avrebbe causato effetti negativi particolarmente marcati, non è neppure servito per rallentare concretamente la malattia. Infatti, solamente l’8% dei partecipanti al primo studio e il 6% dei partecipanti al secondo hanno dimostrato un rallentamento nella progressione della malattia, ma si tratta di risultati statisticamente irrilevanti, che potrebbero essere fallati anche dal semplice caso. In gioco attorno alle sperimentazioni c’era un valore stimato di 10milardi di dollari derivanti dalla vendita del farmaco, nel caso in cui si fosse rivelato efficace.