Alessandro Di Carlo è stato condannato a due anni di reclusione con l’accusa di omicidio stradale nei confronti di Elena Aubry, la venticinquenne che il 6 maggio 2018 morì a Roma dopo essere caduta dal suo scooter a causa dell’asfalto dissestato. L’uomo, come riportato dal Corriere dello Sport, era all’epoca l’addetto alla sorveglianza dei lavori per la ditta Esgra vincitrice dell’appalto per la manutenzione stradale nel Municipio X.
Gli altri sette imputati sono stati invece rinviati a giudizio. Si tratta di sei funzionari del dipartimento comunale Simu (Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana), accusati di concorso in omicidio stradale. In particolare, tra questi ci sono i due ex capi Roberto Botta e Fabio Pacciani, il dirigente Francesco Campagnoli e i tre funzionari Paolo Fantini, Nicola De Bernardini e Marco Domizi. Il settimo è Fabrizio Pennacchi, responsabile legale della Esgra, ditta affidataria dei lavori di manutenzione. In base alle accuse della Procura, le persone in questione sarebbero responsabili della mancata chiusura ai ciclomotori della strada incriminata.
Elena Aubry morì per asfalto dissestato: l’esito del rito abbreviato
“È un primo passo verso la verità e verso la consapevolezza dell’importanza della manutenzione delle strade per prevenire incidenti mortali”. A dirlo è stata Graziella Viviano, la mamma di Elena Aubry, la venticinquenne che morì a Roma a causa dell’asfalto dissestato, dopo la condanna di Alessandro Di Carlo a due anni di reclusione ed il rinvio a giudizio degli altri sette imputati. La sentenza è stata pronunciata al termine del rito abbreviato, con l’accoglimento della richiesta del pm Laura Condemi.
La famiglia della vittima adesso si augura che venga fatta definitivamente giustizia. La mattina del 6 maggio 2018 infatti la ragazza, come stabilito dalla Procura durante le indagini, stava tenendo una “condotta di guida cauta nel rispetto dei limiti di velocità”. Nonostante ciò, cadde dallo scooter a causa di una radice mai rimossa di un albero situato in via Ostiense.