Attorno al Superbonus 110%, la misura introdotta dal secondo governo Conte, stanno circolando dati su cui bisogna fare chiarezza. A diffonderli proprio il presidente del Movimento 5 Stelle contrario al piano di ridimensionamento che ha in mente il governo Meloni. Secondo l’ex premier Giuseppe Conte tale misura avrebbe creato 902mila posti di lavoro e portato nelle casse statali italiane 43 miliardi di euro. Inoltre, ha parlato di un contributo alla crescita del Pil pari al 22% nel 2022, mentre i risparmi in bolletta ammonterebbero a 500 euro l’anno. Il Superbonus 110%, secondo i dati forniti da Conte, avrebbe prodotto benefici anche a livello ambientale, avendo prodotto un taglio delle emissioni inquinanti pari a 979mila tonnellate di CO2. Ma c’è qualcosa che non torna in questi dati, come emerso dal fact checking di Carlo Canepa per Pagella Politica.
Per quanto riguarda il dato sui posti di lavoro creati, la fonte è il rapporto “Ecobonus e Superbonus per la transizione energetica del Paese” presentato dal Censis, che lo ha realizzato in collaborazione con Harley&Dikkinson Consulting, società che opera nel settore dell’efficientamento energetico degli edifici, e organizzazioni del settore costruzioni. Dunque, realtà direttamente coinvolte dal Superbonus 110%. A prescindere da ogni discorso sui possibili conflitti di interesse, nel rapporto si parla di 583.376 posti di lavoro nella filiera delle costruzioni e 319.145 posti di lavoro indiretti in altri settori economici. Quindi, proprio i 902.251 posti di lavoro indicati da Conte. Ma non si sa come sia stata calcolata questa cifra dal Centro studi Cni, dipartimento della Fondazione del Consiglio nazionale degli ingegneri, anch’essa attiva nel settore coinvolto da questa misura. Inoltre, non è chiaro di quanto sarebbe cresciuto il settore delle costruzioni senza il Superbonus, visto che una crescita era comunque preventivabile con l’allentamento e la fine delle restrizioni.
COSA NON TORNA NEI DATI DI CONTE SUL SUPERBONUS
Per quanto riguardo il gettito derivante dai lavori effettuati col Superbonus, per il Centro studi Cni sarebbe pari a 22,8 miliardi di euro, circa 20 miliardi in meno rispetto al dato indicato da Giuseppe Conte. Ma la stima arriva a 42,8 miliardi tenendo conto in maniera estensiva di quello derivante dalla produzione complessiva attivata nel sistema economico dal bonus edilizio, senza però precisare come viene calcolata tale cifra. Comunque, le entrate tributarie sono aumentate di 54 miliardi rispetto all’anno scorso, ma il ministero dell’Economia aveva citato tre fattori, senza citare il Superbonus: continuazione effetti positivi del 2021, anno successivo a scoppio pandemia; proroghe e sospensioni versamenti dei tributi; forte aumento dell’inflazione che ha causato la crescita del gettito dell’Iva. Passiamo al contributo sul Pil. Giuseppe Conte ha citato i dati di Cresme, centro di ricerche di mercato e di servizi per chi opera nel mondo delle costruzioni e dell’edilizia. Considerando che il Pil dell’Italia è cresciuto nel 2021 del 6,7% rispetto all’anno prima, allora il Superbonus avrebbe contribuito per circa l’1,5%, circa un quinto.
Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, il dato citato da Conte si ottiene rapportando i 26,6 miliardi di euro di investimenti legati alla misura con i 114,1 miliardi di differenza registrata tra il valore del Pil nel 2022 e quello del 2021. Pertanto, secondo Pagella Politica il presidente M5s non dice almeno due cose sul Superbonus. Cresme non stima quanti interventi edilizi ci sarebbero stati comunque con l’allentamento delle restrizioni e la ripresa economica. Inoltre, non si riporta quale impatto avrebbero avuto misure alternative con i miliardi usati per questa misura. Per quanto riguarda, infine, i benefici ambientali, prendendo per buona la stima Nomisma citata da Conte, parliamo di un risparmio dello 0,3% delle emissioni di CO2 prodotte annualmente nel nostro Paese. Se è vero che il risparmio sulle bollette è di 500 euro per beneficiario, d’atra parte a beneficiarne sono coloro che hanno un reddito più alto. Stando a quanto riportato da un’analisi pubblicata su lavoce.info, non essendoci limiti di reddito per l’accesso, i benefici del Superbonus crescono con la crescita del reddito. «Ne beneficeranno infatti in maniera minima i redditi bassi e quelli medi mentre quelli alti ne beneficeranno in maniera notevole», sottolineavano gli economisti autori dell’articolo.