Le madri lavoratrici nel 2021 sono state moltissime ma il 65,5% di loro ha registrato delle difficoltà nel conciliare la vita privata e l’attività lavorativa per questo motivo 38.000 donne hanno deciso di lasciare il lavoro. Il dato è in aumento rispetto all’anno precedente.
Mamme e lavoro: 38 mila donne hanno dovuto scegliere tra famiglia e lavoro
L’ultimo report dell’Istituto Nazionale del Lavoro sulla convalida delle dimissioni e delle risoluzioni contrattuali che è stato pubblicato il 17 novembre 2022 determina un quadro drammatico per la condizione della lavoratrice donna in quanto circa il 65,5% di questa ha deciso di rinunciare al lavoro in caso di maternità. Le due attività risultano essere inadeguate E infatti la maggior parte delle lavoratrici ha deciso di lasciare il lavoro, un divario di genere inaccettabile Ma che in Italia crea delle voragine sempre più ampie. Infatti gli uomini che hanno lasciato l’impiego lavorativo entro i primi tre anni di vita del figlio sono stati 15.000 A fronte invece di 38.000 donne.
In questo senso pesa moltissimo il mancato rinnovo di opzione donnagoverno Meloni hanno rinnovato.
Mamme e lavoro: “solo” 14mila uomini hanno lasciato il lavoro…
Il testo unico a tutela della maternità e della paternità prevede che la dimissione produca i suoi effetti quando l’Istituto nazionale del lavoro né convalida la risoluzione consensuale che viene presentata nei primi tre anni di vita del bambino della bambina. Questo significa che nel corso del 2021 le convalide sono state 52.436, mentre il 71% dei casi hanno riguardato le donne con punte che hanno toccato anche il 90% nel meridione. Le lavoratrici madri quindi che hanno lasciato il lavoro sono state 37.662 mentre gli uomini sono stati 14.774 si tratta di un divario di genere abbastanza ampio.
Tra tutte le donne che hanno lasciato il lavoro il 65,5% del totale ha dichiarato che questo costituisce per loro una rinuncia finalizzata a potersi occupare più pienamente della famiglia.
In Italia le misure di welfare per la maternità vengono praticamente percepite come insussistenti e quindi l’assenza di queste politiche aziendali per la conciliazione vita lavoro determina un peso insostenibile per le madri.