Il progressivo aggravarsi della situazione in Ucraina pone complesse questioni di ordine economico. Chi, già, vive situazioni di difficoltà o sofferenza economica teme per il suo futuro. Si tratta di tanti io che vivono in mezzo a noi: non votano, non partecipano e talvolta hanno cessato anche di lottare. Sono quelli che non hanno volto e non hanno nome. Rientrano in percentuali statistiche (numero di non votanti, di Neet, di abbandoni scolastici, eccetera) sottolineate da grandi istituti di ricerca nei loro studi. In passato, nelle guerre erano carne da cannone, successivamente massa per arricchire le famiglie del capitalismo italiano e non, ora ignoti da sorpassare in curva in nome di politiche globaliste extraterrestri. Il loro turbamento ignaro di geopolitica viene comunque intravisto, sebbene in lontananza. Perciò, di fronte alla crescente preoccupazione degli strati più deboli della popolazione ritorna una parola: coesione sociale.
Viene ripetuta come un mantra dagli illuminati, esperti di sicurezza sociale. Si tratta di aiutare, evitando la rabbia sociale e l’impoverimento ulteriore.
Ma che impatto ha la parola “coesione sociale” in alcuni strati decisamente più forti? Vi sono tante persone certamente attente alla solidarietà. Ma sono presenti anche due atteggiamenti diffusi: scettico e cinico. Il primo può essere sintetizzato dall’espressione ricorrente nel film Donnie Brasco, cioè “Che te lo dico a fare?”. Un imprenditore italiano – magari moralista sulla vita pubblica –, non può non trasferire la sua residenza a Montecarlo o in Svizzera. Difficile spiegare a tutti l’impatto del carico fiscale, la necessità di tirare avanti e di avere un bunker antiatomico, perciò: “Che te lo dico a fare?”. Come può comprendere qualcuno l’importanza di sopravvivere ad ogni costo? Il formicaio non capisce le esigenze del palazzo di cristallo.
V’è poi in altri l’esigenza di trasferire la residenza fiscale della propria azienda in paradisi fiscali o in Olanda o in Delaware, mantenendo il domicilio, per garantirsi i vantaggi del Belpaese: buon cibo, bellezze naturalistiche, cordialità e calore umano. Questa posizione umana può essere sintetizzata dall’espressione di The Gambler: “Fottiti!”. La filosofia del fottiti è caratterizzata dalla libertà totale dell’individuo, svincolata da legami di appartenenza e da vincoli, ormai sentiti come costrittivi. In grande e con gravità maggiore è presente in chi ignora o rigetta il dramma dei migranti.
La coesione sociale sembra dunque dover scalare una montagna, già prima di iniziare. Ma si sa che il fiato corto, in partenza, spezza anche la decisione dell’impresa. Allora, forse, si tratta di andare indietro nel tempo e fare memoria.
Che cos’è successo nel periodo iniziale e drammatico della pandemia? Tanti io sono rimasti al loro posto e non hanno disertato. Non hanno abbandonato i loro simili al loro destino. All’inizio non avevano neanche le mascherine. E poi un fatto importante e trascurato: le cassiere dei supermercati. Il loro lavoro ha permesso lo svolgimento di un servizio essenziale per il bene comune. Le mascherine, poi arrivate, non celavano la tensione e la preoccupazione dei loro volti. Ce lo ricordiamo bene. Chi erano? Persone comuni, come tutti, proprio come tutti. La figlia di una persona problematica con qualche tic nervoso dissimulato. La studentessa che nonostante tutto pensava al suo futuro e continuava a progettare, imprecando contro la sfortuna. La signora addolorata per essere stata lasciata dal marito e con la figlia bocciata. La giovane cassiera con tanti insuccessi scolastici e con la domanda: “Chissà se domani sarà meglio?”. Quella gentile che non lanciava i generi alimentari per fare in fretta. L’altra che ti chiedeva come stavi e se tutto andava ok. Persone. Quelle che non noti neanche di striscio, quelle che non saranno mai influencer, ma che, nella contraddizione e nella fatica del vivere, hanno detto sì a quella realtà che avevano davanti, nonostante tutto. Potevano ammalarsi – e alcune si sono effettivamente ammalate –, ma hanno tenuto la posizione, non arretrando. Cosa vedevano i loro volti e cosa annunciavano dentro un momento drammatico?
Dunque è proprio così: la coesione sociale, anche oggi, ha bisogno di un sì, quello della cassiera.
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