Massimiliano Buzzanca, figlio di Lando Buzzanca, racconta l’intenso e complesso rapporto con il papà che non avrebbe voluto vederlo fare l’attore. Ospite a Generazione Z su Rai 2, Massimiliano Buzzanca ammette fin da subito che il padre “non sta benissimo, è scivolato da una sedia a rotelle” e tutta la famiglia sta “aspettando notizie e siamo in allerta”. E parla del rapporto con lui e con la madre, a cominciare dalla carriera di avvocato fortemente voluta dai genitori: “a me non è mai piaciuto fare l’avvocato, è stato quasi un dovere filiale – racconta Massimiliano Buzzanca – Mia madre ha sempre voluto che mi laureassi e mio padre non ha mai voluto che facessi questo mestiere. Allora mi sono sentito in dovere di sacrificare una decina d’anni per studiare, laurearmi e dare l’esame da avvocato”.
Poi, quando Massimiliano Buzzanca è arrivato ad aprire uno studio suo e ha avuto la libertà economica, “ho detto ‘papà, ho dimostrato di non essere uno stupido e di non essere un figlio di papà, quindi posso decidere della mia vita’”. E da allora ha inseguito la sua passione per la recitazione. “Ho sempre recitato nella mia vita” ammette, e racconta un aneddoto che lo vede offrirsi di debuttare a teatro al posto del padre nonostante avesse 11 anni. “Aveva 39 di febbre – ricorda – ho detto a mio papà ‘io la commedia la so a memoria, so le canzoni e i balletti, se vuoi debutto io al posto tuo’. Lui ha detto ‘preparati, e sto bene debutto io se sto male debutti tu’. Sono andato sul palco e a sipario chiuso ho cominciato a preparare la commedia come vedevo che la preparava papà. La mia strada era quella”.
Massimiliano Buzzanca: “a 6 anni leggevo copioni di papà. Temeva che non fosse all’altezza”
Massimiliano Buzzanca, ospite di Monica Setta a Generazione Z su Rai 2, riconosce che il padre Lando “forse credeva che io vedessi nel mestiere dell’attore quello che lui vedeva quando deciso di fare questo mestiere”, cioè il lato più luminoso e glamour. Ma in realtà lui era “attratto dalla ricerca del personaggio, dall’interpretazione. A 6 anni mi nascondevo nello studio di mio padre, leggevo i suoi copioni e immaginavo di vivere quel mondo, quel momento, di interpretare”. Lando Buzzanca forse aveva timore anche del peso della solitudine per il figlio Massimiliano: “temeva che non avessi le spalle grandi per sopportare i momenti bui, che non riuscissi a reggere l’impatto emotivo”.
“Papà si è sempre appoggiato a mamma – ricorda Massimiliano Buzzanca – e io ho tanto del carattere di mia madre. Papà spesso e volentieri scendeva in depressione e se non hai a fianco una persona che ti sorregge e ti aiuta, è dura”. E parla di Lando Buzzanca come “molto severo”, perché “pretendeva regole rigide, però ci ha insegnato la dignità e valori veri, l’amicizia, la famiglia, ci ha insegnato a essere uomini”. Anche se “quando ho smesso di fare l’avvocato e mi sono messo a fare l’attore, papà per un anno non mi ha parlato perché si è molto arrabbiato con me. Poi mi ha visto in una fiction e ha scoperto che potevo fare questo mestiere, si è anche meravigliato perché non credeva che fossi all’altezza”.