Il caso Soumahoro tiene banco. Le cooperative gestite da moglie e suocera sono finite nel mirino delle forze dell’ordine e negli ultimi giorni sono spuntate testimonianze choc. In bilico il futuro politico del sindacalista paladino della sinistra, stroncato senza mezzi termini da don Andrea Pupilla, direttore della Caritas diocesana di San Severo, nel Foggiano, luogo simbolo dell’attivismo del parlamentare di Sinistra Italiana-Verdi. Da quella zona, infatti, Soumahoro registrava i video diventati virali per chiedere diritti per i migranti sfruttati. Migranti che, secondo le accuse, sarebbero stati sfruttati anche dalle cooperative dei suoi congiunti.
“Noi con Lega braccianti non ci siamo mai interfacciati. Abbiamo avuto qualche problemino quando Soumahoro era in Usb, con alcuni suoi ‘gregari’ che ci hanno creato qualche ostacolo”, ha spiegato don Pupilla ai microfoni de La Verità: “Mai violenza fisica, ma hanno contrastato alcune nostre attività. Cose che abbiamo anche risolto col tempo”. Il religioso ha parlato di gruppi di potere pronti a esercitare un dominio sugli altri, così da creare problemi alle persone che abitano nel ghetto e alle organizzazioni che vogliono aiutare: “Diventa difficile operare in un contesto del genere. Questo clima di tensione non aiuta nessuno”.
DON PUPILLA: “”
Don Pupilla ha denunciato aggressioni e problemi al funzionamento delle attività, ribadendo l’inutilità dell’uomo della provvidenza in un contesto tanto delicato. “Talvolta girano questi personaggi come Soumahoro, ma ce ne sono anche altri, che pensano di avere la soluzione in tasca e fanno la guerra ad altri”, ha spiegato il religioso: “Qui, si può fare qualcosa soltanto insieme. Le guerre interne fanno disperdere energie. Soltanto se istituzioni, organizzazioni e chi lì ci abita si mettono insieme, attorno a un tavolo, si può trovare una soluzione”. Don Pupilla ha rimarcato che era lo stesso Soumahoro a fomentare il clima teso contro le associazioni nel ghetto: “Molte volte Soumahoro ha accusato la Caritas e le altre associazioni di fare del ‘business della solidarietà’. Un’espressione terribile, perchè ha sempre colpevolizzato chi cerca di fare del bene. La questione dal punto di vista giudiziario non mi interessa, anche perchè lui non è indagato e mi auguro che tutte le accuse siano smontate”. Ma il religioso ha acceso i riflettori sul punto di vista morale e della coerenza: “Lui accusa gli altri di lucrare sulla pelle dei migranti, quando nessuno lì va per lucrare, anzi, per quanto mi riguarda, ci andiamo pure a rimettere, È quanto meno incoerente”. E, ha proseguito don Pupilla, Soumahoro non è mai andato con gli stivali nel fango, se non per farci dei video da postare sul web: “Lui era un personaggio mediatico, un grande comunicatore certamente, però la situazione, vista poi dai territori, è molto molto diversa”.