Poche ore fa, il percorso giudiziario dei fratelli Alessio e Simone Scalamandré, a processo per l’omicidio del padre Pasquale avvenuto nel 2020, si è separato. Il primo grado di giudizio si era concluso con le condanne rispettivamente a 21 e 14 anni, entrambi finiti alla sbarra con l’accusa di aver ucciso il genitore contro cui avrebbero agito per difendere la madre dalle violenze. La recente sentenza della Corte d’Assise d’appello di Genova, secondo quanto riporta Ansa, avrebbe imposto una strada diversa per uno di loro: la condanna a carico di Alessio Scalamandré sarebbe stata confermata, assolto il fratello minore Simone.
Nel calcolo della condanna di primo grado per quest’ultimo, 22enne, la Corte d’Assise presieduta dal giudice Massimo Cusatti aveva applicato l’articolo 114 del codice penale sulle circostanze attenuanti, condannando Simone Scalamandré a una pena inferiore rispetto a quella inflitta al maggiore dei fratelli perché riconosciutogli il “contributo minimo” nella commissione di un reato in concorso. Il Corriere della Sera riporta le parole del giovane dopo l’assoluzione che ora lo vede imboccare una via differente da quella stabilita dai giudici sulla posizione di Alessio Scalamandré.
Uccisero il padre per difendere la madre, assolto Simone Scalamandré: le sue parole sul fratello Alessio
Era il 10 agosto 2020 quando Alessio e Simone Scalamandré, fratelli di 30 e 22 anni, avrebbero ucciso il padre Pasquale a Genova. Secondo la difesa, i due giovani avrebbero agito per difendere la madre dall’ennesimo episodio di violenze domestiche. L’omicidio avvenne nel quartiere periferico San Biagio. Secondo la ricostruzione, l’uomo sarebbe stato aggredito dai figli e colpito con alcuni oggetti, tra cui un mattarello, dopo essersi presentato a casa loro violando un divieto di avvicinamento imposto a seguito delle denunce della moglie. Il padre di Alessio e Simone Scalamandré, riporta Ansa, risultava indagato per maltrattamenti proprio nei confronti della donna, madre dei due giovani. Per la sua morte, i fratelli Scalamandré sarebbero finiti a processo imputati di omicidio volontario in concorso, aggravato dal vincolo di parentela.
Intervistato dal Corriere della Sera, a margine della sua assoluzione in appello, Simone Scalamandré ha ripercorso le tappe di una vicenda drammatica che ora lo vede su un piano differente, dal punto di vista giudiziario, rispetto al fratello maggiore Alessio. Per quest’ultimo, infatti, il secondo grado si sarebbe chiuso con la conferma dei 21 anni inflitti all’esito del primo. “Sono felicissimo – ha dichiarato il ragazzo al quotidiano – perché ho la certezza che finalmente i giudici hanno creduto a quello che ho sempre dichiarato, ma allo stesso tempo sono molto triste per mio fratello (…)“. Simone Scalamandré sostiene che la sua famiglia, se fosse stata ascoltata prima nelle sue richieste di aiuto, oggi non sarebbe immersa in questa tragedia. “Siamo entrambi contenti per la mia situazione – ha aggiunto parlando ancora del suo punto di vista e di quello del fratello Alessio –, ma non per la sua. Continueremo a sostenerci a vicenda e a lottare insieme“.