La reinfezione da covid, ovvero, riprendere il virus, aumenta di molto la probabilità di morire, e nel contempo di finire in ospedale. E’ questa la conclusione a cui è giunto un nuovo studio effettuato negli Stati Uniti, condotto dal Dipartimento di medicina alla Washington University School of Medicine di St. Louis, e pubblicato su Nature Medicine. Lo studio si è concentrato sulle reinfezioni da 30 giorni dopo la prima fino ad un massimo di sei mesi, e gli esiti avversi, come si legge nella ricerca, includono “mortalità per tutte le cause, ospedalizzazione, presenza di almeno una sequela (postumo) e disturbi del sistema organico (disturbi cardiovascolari, della coagulazione ed ematologici, diabete, affaticamento, disturbi gastrointestinali, renali, della salute mentale, muscoloscheletrici, neurologici e polmonari)”, così come riportato dal Corriere della Sera. Gli scienziati, per realizzare questo lavoro, hanno utilizzato il database sanitario del Dipartimento per gli affari dei Veterani degli Stati Uniti, per un totale di ben 5,8 milioni di cartelle cliniche anonime.
Lo studio ha quindi dimostrato che le persone che hanno registrato delle reinfezioni multiple da covid hanno il doppio della probabilità di morire e tre volte di più la probabilità di essere ricoverati in ospedale, ed inoltre, hanno una probabilità 3 volte e mezzo maggiore di sviluppare patologie dell’apparato respiratorio, ma anche di ammalarsi di cardiopatie, e infine di sperimentare patologie cerebrali per 1.6 volte in più. «Sorprendente è l’apparente mancanza di correlazione con la vaccinazione — le parole di Mario Clerici, immunologo dell’Università Statale di Milano, commentando lo studio al Corriere della Sera —. La domanda da porsi però è quale vaccino abbiano fatto e con quali varianti siano venuti in contatto, presumibilmente diverse nel corso del tempo, e questo potrebbe cambiare il rapporto tra rischio e vaccinazione».
REINFEZIONE COVID, LO STUDIO: “PREVENZIONE DEVE CONTINUARE”
Clerici sottolinea comunque come lo studio sia stato fatto sui Veterans Affairs, platea composta soprattutto da maschi e anziani: «La coorte è gravata da una alta prevalenza di comorbidità (le coorti di veterani di solito comprendono persone con più di una malattia cronica, come confermato dallo studio) — afferma Clerici —. Peraltro in genere non è sorprendente che episodi multipli di infezione aumentino al pericolosità e la gravità di malattia: l’effetto cumulativo può diventare deleterio, perché ogni infezione ci indebolisce un poco, specie se siamo anziani e ammalati: il danno si accumula. Sicuramente, senza vaccinazioni le reinfezioni multiple avrebbero ucciso molta, molta più gente».
Ziyad Al-Aly, coordinatore dello studio sulla reinfezione da covid, ha aggiunto: «La prevenzione dell’infezione e della reinfezione da SARS-CoV-2 dovrebbe continuare a essere l’obiettivo della politica di sanità pubblica». Ecco perchè è fondamentale continuare ad usare il buonsenso, a cominciare dall’utilizzare le mascherine nei luoghi affollati e a fare i richiami vaccinali.