Lo spunto per scrivere queste righe viene scorrendo l’ultimo “Bollettino del Sistema informativo Excelsior”, redatto e pubblicato a scadenza mensile da Unioncamere e Anpal. Al suo interno si legge che le assunzioni previste per il mese di novembre dalle aziende italiane sono circa 400.000 (382.000 per la precisione) e che raggiungono 1,2 milioni di unità nel trimestre novembre-gennaio 2023. Il dato si mantiene ancora nettamente superiore all’analogo periodo pre-Covid con un aumento di 33.000 unità sul mese di novembre 2019 e di 95.000 sul trimestre.
Nello specifico: l’industria richiede 121.000 assunzioni delle quali le maggiori sono nei settori meccatronico (20.000), metallurgico (16.000), costruzioni (40.000); nel settore servizi le richieste sono 262.000 tra le quali spiccano il commercio (60.000 entrate), il turismo (51.000) e i servizi alla persona (45.000).
Tra tutti i dati, quello di maggior interesse riguarda senza dubbio le posizioni di “difficile reperimento” che sono un po’ l’indice del mismatch tra domanda e offerta di lavoro. È infatti il 46,4% di “lavoratori introvabili” sul totale delle assunzioni richieste che dovrebbe far riflettere sulle competenze richieste e non possedute dai nostri giovani (e meno giovani) e che dovrebbe guidare le scelte di programmazione dei sistemi formativi a qualsiasi livello e dei giovani che si apprestano a frequentare un percorso di studi.
Il caso eclatante della mancanza di medici in Italia provocato da un “numero chiuso programmato” che non ha tenuto conto delle reali esigenze del Paese si sta ripetendo un po’ in tutti i settori, forse in modo meno prevedibile, ma sempre con gli stessi gravi risultati.
La differenza principale è che mentre il “numero chiuso” di medici e di altre professioni è stato deciso a tavolino da chi ha programmato in modo errato il sistema, le scelte effettuate dai giovani nel loro indirizzo di studi dopo la scuola secondaria inferiore o superiore sono tendenzialmente libere, ma in realtà influenzate da fattori che spesso poco hanno di razionale e quasi nulla di basato su dati oggettivi.
Proprio per questo motivo avere la possibilità di attingere a una fonte che possa dare la misura delle tendenze delle richieste di posti di lavoro da parte delle aziende o del sistema dei servizi pubblici o privati diventa uno strumento non soltanto per gli addetti ai lavori, ma anche per giovani e famiglie che in esso possono trovare risposta a molti dei dubbi che insorgono di fronte ad una scelta formativa.
Il Sistema Excelsior, nato nel 1997 per impulso di Unioncamere in collaborazione con il ministero del Lavoro, L’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal), e con l’Unione europea, è cresciuto e si è affinato soprattutto a partire dal 2017 quando le rinnovate tecniche statistiche utilizzate hanno permesso di applicare la tecnica C.A.W.I. (Computer Assisted Web Interviewing ) con una rilevazione dei dati mensile (e quindi continua) che integra i dati “storici” a quelli desunti da fonti amministrative collegate. In poche parole, si è voluto creare uno strumento di rapida e semplice consultazione, a disposizione di tutti, che riporta dati relativi alla richiesta di assunzione da parte delle aziende, suddivisi anche per area geografica (dettagliata fino alla provincia), titolo di studi o professionale, area tecnologica e figura professionale. Excelsior è considerata una delle più ampie indagini previste dal Programma statistico nazionale e proprio per questo si pone come il più importante strumento anche per l’orientamento scolastico e professionale. Ogni giovane e ogni famiglia in procinto di effettuare una scelta di percorso di studi dovrebbe tener conto di quanto desunto dal citato sistema anche in considerazione delle tendenze rilevabili in prospettiva sulle nuove professioni.
Abbiamo trascorso anni nei quali l’orientamento scolastico si è ridotto a una sorta di “marketing”, praticato dai singoli istituti per attrarre il maggior numero di studenti, con occhio attento principalmente a non creare problematiche di squilibri interni tra le specializzazioni e per “salvaguardare” questo o quell’indirizzo di studi. Ho assistito personalmente a situazioni nelle quali i dati del sistema Excelsior venivano deliberatamente taciuti durante le presentazioni delle “scuole aperte” con una logica priva di visione sistemica.
Ora sembra che le cose stiano cambiando: azioni di territorio da parte di Regioni, Uffici territoriali del MIM (Ministero dell’Istruzione e del Merito), reti di istituti scolastici, associazioni datoriali, “informagiovani”, sono cresciute e si sono strutturate in interventi di professionalità e qualità via via crescente basati su dati certi e oggettivamente al servizio dei giovani e delle loro scelte in funzione di un futuro di qualità.
Avremo intrapreso la strada giusta?
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