Arrivano importanti aggiornamenti dalle autopsie delle tre vittime della furia omicida di Giandavide De Pau. Come vi abbiamo raccontato, lo scorso 17 novembre il 51enne si è reso protagonista di una scia di sangue nel quartiere Prati della Capitale, nei pressi di Piazzale Clodio: triplice omicidio di prostitute nell’arco di circa un’ora. Ebbene, l’esame autoptico non lascia spazio a dubbi sulla violenza utilizzata dal killer.
Come riportato dai colleghi di Adnkronos, sono state rinvenute decine di coltellate su ognuna delle tre donne uccise. Un quadro di “esagerata” violenza quella che emerge dai primi risultati dell’autopsia. In base a quanto confermato dal Policlinico Gemelli, Giandavide De Pau ha colpito le sue vittime in più parti del corpo: in particolare, collo, torace e anche testa. Resta da capire se il killer abbia utilizzato la stessa arma per tutti e tre gli omicidi: l’arma dei delitti non è stata ancora ritrovata. Nel frattempo prosegue il lavoro degli inquirenti, decisi a dimostrare una tesi: la strage potrebbe essere stata pianificata.
LE ULTIME SUL CASO DI PRATI
Come evidenziato dall’Ansa, gli inquirenti coordinati dalla Procura di Roma sono all’opera per dimostrare che la scia di morte lasciata a Roma da Giandavide De Pau sia stata pianificata. Nessun raptus, ma un piano organizzato: in questo modo il triplice omicidio assumerebbe contorni ancora più drammatici. Il suo obiettivo era uccidere, secondo gli investigatori: a parziale conferma di ciò, i video ritrovati sul cellulare dell’ex autista del boss di camorra Michele Senese.
Senza sottovalutare le tante testimonianze raccolte nelle ore successive ai fatti e gli altri tasselli. Basti pensare all’uniforme utilizzata da De Pau – mirata a non farsi riconoscere e a non essere identificato – con tanto di cappuccio, scalda orecchie, occhiali da sole e mascherina. De Pau ha utilizzato lo stesso modus operandi per i tre delitti. Ma non è tutto. Gli investigatori hanno collegato questa strage a un episodio del 2010 con vittima una prostituta: un omicidio irrisolto che potrebbe portare di nuovo dal 51enne. Infine, la questione legata alla figura psichiatrica del killer, che da tempo seguiva una terapia presso un Sert. Per il Gip, però, tutti i dati raccolti “fanno presumere che fosse pienamente consapevole dei gravissimi fatti da lui commessi ai danni delle tre donne”.