La situazione che il Brasile sta attraversando nel post-elezioni si va facendo ogni giorno sempre più complicata. Difatti da una parte il documento della Commissione di controllo sulle elezioni ha dichiarato che le stesse sono state influenzate da voti irregolari e che quindi, al netto di quelli regolari, Bolsonaro dovrebbe essere considerato vincitore, ma dall’altra Alessandro De Moraes, il responsabile del Tribunale superiore elettorale, non tiene minimamente conto delle prove fornite e, continuando sulla falsariga di quanto eseguito fin dalle primarie, in aperto appoggio al candidato del PT Lula Da Silva, sostiene la regolarità del voto.
Peccato che la Costituzione brasiliana dica esattamente il contrario, e cioè che nel caso che la Commissione indicata scopra l’esistenza di brogli, il risultato deve essere annullato e le elezioni ripetute: ma a questa ipotesi si risponde che ciò avrebbe un costo decisamente oneroso per lo Stato e che tuttalpiù si dovrebbe e potrebbe considerare l’ipotesi di una ripetizione dell’ultima tornata elettorale, quella cioè tra i due candidati più votati.
Come si vede un pasticcio fuori da ogni logica, tanto da compromettere la situazione anche sociale del Paese: è di poche ore fa un comunicato che minaccia chiaramente un blocco totale di tutti i camion e dei trasporti su ruota per il 1 dicembre nel caso che le elezioni non venissero annullate. Misura già presa subito dopo il risultato che aveva portato alla elezione di Lula per il terzo mandato presidenziale, ma poi sospesa, dopo aver bloccato l’intero Brasile per ore.
Sostanzialmente Bolsonaro ha chiesto che si apra un’indagine sull’operato del TSE e di De Moraes e ci sono state diverse manifestazioni di piazza chiedendo un intervento delle Forze Armate: ma non si tratta di organizzare un colpo di dtato, come certa propaganda sta cercando di far passare la proposta, ma di semplice rispetto della Costituzione, visto che proprio le FFAA sono le entità delegate legalmente a questa importante funzione. E in risposta a questa proposta ma anche al reclamo di Bolsonaro, la dirigente del PT Gleisi Hoffman ha chiaramente affermato in un tweet che il loro intento è quello che il problema “deve essere estirpato alla radice”. Che in parole povere significa rendere Bolsonaro inoffensivo.
Sia il real che la Borsa brasiliana sono caduti in picchiata non solo per la pericolosa evoluzione della situazione, ma anche per i due interventi di Lula parlando sostanzialmente di economia. A rendere ancor più complicata la questione c’è anche il blocco mediatico che De Moraes ha imposto nei riguardi dell’impresario Luciano Hang e di ben 7 altri importanti industriali del Paese, come già fatto nei confronti di molti esponenti del PL la scorsa settimana.
Quello che a questo punto, viste le manovre in campo, sembra (e lo ripeto pare, visto la situazione di confusione estrema che regna) accertato è che in definitiva qualcosa di vero e di poco etico, diciamo così, sia emerso e che negli ultimi due mesi ci sia stata una manovra anche con mosse alla luce del sole per alterare i risultati, iniziata con decisioni alquanto strane nel corso dell’accesa campagna elettorale e proseguita con un sistema di voto informatico che, lo avevamo già anticipato, garantiva la sicurezza dall’esterno ma eludeva quella interna per quanto concerne eventuali input che (come accaduto in altre elezioni latinoamericane) possono aver modificato il risultato finale.
C’è da dire anche che Lula, nelle dichiarazioni effettuate una volta eletto, ha fatto ben capire al suo elettorato della classe media che non è affatto sua intenzione ritornare a una linea politica che aveva assunto nel 2002, bensì applicare quella che è stata tracciata dal suo successore, Dilma Rousseff, e continuarla: in pratica tradendo gli indios per le affermazioni fatte sullo sfruttamento dell’Amazzonia (e questi hanno già risposto con una grande manifestazione organizzata una settimana fa a Brasilia), le femministe facendo retromarcia sull’aborto e il movimento LGBT non essendoci nessuno di loro tra i futuri personaggi di rilievo del proprio Governo, specialmente nella Cultura.
Oltretutto la sinistra brasiliana era sicura di poter controllare l’attuale Parlamento per i 200 miliardi di reais promessi come appoggio finanziario alle politiche, ma purtroppo le Camere sono in maggioranza appannaggio del PL e quindi il controllo del loro potere attraverso l’elezione del Presidente è decisamente a rischio.
Il Tribunale superiore federale sta cercando di giudicare il ricorso effettuato da Bolsonaro organizzando manifestazioni massive, mentre le Forze Armate (preposte per difendere la Costituzione) sono pronte a farlo.
Situazione di estrema confusione: anche perché nel caso si decidesse di ripetere anche solo il secondo turno, risulterebbe impossibile farlo con il 60% delle macchinette del sistema informatico non certificate, fatto che renderebbe possibile la ripetizione dei brogli appena certificati. Per poter consentire il controllo, e quindi uno svolgimento regolare, occorrerebbero più di 40 giorni. Troppi, visto la miccia sociale che rischia di accendersi in un Paese chiaramente spaccato in due fronti opposti.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.