ANCHE L’EX M5S ATTACCA CONTE: “FUI CACCIATO PER IL MIO NO AL CONDONO SU ISCHIA”
Prosegue sul fronte politico la polemica sul condono/non condono avvenuto a Ischia con il Decreto Genova del primo Governo Conte: a pronunciarsi in merito è l’ex senatore M5s Gregorio De Falco, raggiunto dall’Adnkronos per raccontare proprio la sua opposizione interna al Movimento in merito a quella norma inserita in extremis nel provvedimento per lo sblocca cantieri a Genova. «Il mio no al condono mi costò l’espulsione dal Movimento 5 Stelle», denuncia l’ex capitano del Corpo di Capitaneria di Porto, famoso per la triste vicenda della nave Costa Concordia. Sebbene Conte neghi tuttora che la norma dell’articolo 25 di quel Decreto riguardi l’effettivo condono di zone/edifici abusivi sull’Isola di Ischia – alcuni dei quali purtroppo tragicamente distrutti dalla frana di sabato scorso – De Falco non risparmia bordate al suo ex leader: «Conte sa benissimo che è un vero e proprio condono ex novo che richiama il condono del 1985. In diritto esiste un principio, ‘tempus regit actum’, il professor Conte non può non saperlo. Il condono del 2018 doveva essere disciplinato dalle norme del 2018. Se fosse vero quello che dice Conte, sarebbe bastato un atto amministrativo e un modellino unificato».
De Falco spiega all’Adnkronos di aver provato in Commissione a bloccare la norma sul condono: «Avevo predisposto un emendamento che prevedeva di tagliare le ultime parole dell’articolo 25 laddove si faceva riferimento alla legge 47 del 1985, il cosiddetto condono Craxi». Non solo, De Falco spiega di aver contestato a suo tempo «i 12 articoli che riguardavano il condono a Ischia. Mi fu risposto che non si potevano presentare emendamenti e che il condono si sarebbe fatto. Il senatore Santangelo, allora sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, disse che era stato deciso così». Il voto su Ischia, spiega infine l’ex senatore, contribuì alla sua espulsione: «Tutto il M5S difese quella norma, eccetto me e le senatrici Nugnes e Fattori. Tutto il Movimento si muoveva come una testuggine, secondo un’espressione evocata all’epoca da Luigi Di Maio […] Il disastro di Ischia grava sulle spalle di tanti soggetti e il governo Conte I è sicuramente corresponsabile. Le case abusive non hanno generato la frana ma le case costruite laddove non devono stare hanno certamente incrementato la tragedia e probabilmente concorso a rendere ancor più fragile quel territorio».
RENZI ATTACCA CONTE: “CONDONO A ISCHIA NEL 2018, VERGOGNATI”. LEADER M5S NEGA
Sono passate ormai 48 ore dal disastro della frana di Casamicciola Terme sull’isola di Ischia ma non si placa la polemica politica circa la possibile origine del dramma, ovvero l’abusivismo “selvaggio” nelle aree dove, purtroppo tanto nel 2009 quanto oggi nel 2022, si è verificata la tragedia. Tutto nasce dalla dichiarazione resa ieri a “Mezz’ora in più” dal leader M5s Giuseppe Conte che si difende dalle accuse di aver concesso un condono tramite sanatoria nel 2018 inserita nel Decreto Genova (per lo sblocco dei lavori sulla ricostruzione del Ponte Morandi): «Ci trovammo davanti a un blocco totale. A Ischia – spiega l’ex Premier di quel Governo M5s-Lega- ci trovammo con richieste di condono per circa 27mila abitazioni su circa 60mila totali nell’isola. Quindi occorreva accelerare pratiche impantanate ma non si è trattato di un condono – ribadisce Conte – e né ci fu alcuna deroga ai vincoli idrogeologici. Cercammo di sbloccare una situazione che era ingestibile ma senza derogare ad alcun vincolo».
Durissimo e primo a rispondere è il leader di Italia Viva Matteo Renzi che sui social pubblica il video di quando in Parlamento denunciava il rischio fortissimo di condono a Ischia, denunciando l’abusivismo: «Conte dice che il provvedimento di Ischia non era un condono. L’articolo 25 del suo decreto legge parla esplicitamente di procedure per il condono ad Ischia. Giuseppe Conte si deve vergognare! Vergognare per il condono di Ischia e per aver chiuso l’unità di missione sul dissesto idrogeologico. Nel 2018 abbiamo chiesto a Conte di fermarsi! C’è un limite alla decenza: oggi lo ha sorpassato». Il Presidente M5s controreplica spiegando che quello di Ischia non fu affatto un condono, «era solo una procedura di semplificazione» in quanto sanatoria per la ricostruzione post terremoto del 2017 proprio a Ischia. La polemica però non si è affatto chiusa: a sostegno di Renzi arriva l’alleato Carlo Calenda che definisce quel provvedimento del 2018 «pericoloso», difendendo tra l’altro l’unità di missione “Casa Italia” (istituita dal Governo Renzi, ndr) ma cancellata dal Conte I: «Entrambi gravi errori ma cercare a posteriori di prendere in giro gli italiani con eloquio stile azzeccagarbugli e’ anche peggio».
SANATORIA A ISCHIA NEL 2018: COSA È SUCCESSO, LA POLITICA SI DIVIDE
Per il Governatore della Campania Vincenzo De Luca l’errore che fece Conte si ripercuote oggi sulla tragedia di Ischia: «Le persone devono capire che in alcune aree non si può abitare, non esiste l’abusivismo di necessità. Le costruzioni nelle zone fragili dal punto di vista idrogeologico vanno demolite. Dopo il terremoto del 2017 è stato nominato un commissario di governo ed è stata applicata una normativa totalmente sgangherata – accusa il Presidente in area Pd – completamente diversa da quella applicata nelle aree del terremoto del Centro Nord. Il commissario nominato pensava di fare un piano di ricostruzione a prescindere dai Comuni. Sbagliando. Quindi non ha concluso niente. Sulla partita abusivismo si è fatta solo confusione». Renzi non ci sta alla replica di Conte e ancora ieri fa sapere che i disastro di Ischia «richiama anche le folli scelte del 2018 su condono e unità di missione. Ma oggi innanzitutto diamo la solidarietà alle famiglie, agli abitanti ed ai soccorritori. Un pensiero commosso a questa terra così bella e così devastata. Davanti al disastro di Ischia le dichiarazioni di Conte oggi su Rai3 sono farneticanti. Ha fatto un condono a Ischia, ha chiuso l’Unità di missione sul dissesto e non si vergogna? Eppure 4 anni fa glielo avevamo detto».
La norma a cui fa riferimento la politica che oggi si divide e si attacca su quel testo riguarda l’articolo 25 inserito nel Decreto Genova sul Ponte Morandi: il Pd votò contro nel 2018 mentre FdI, che pure era all’opposizione, votò a favore con il distinguo però fatto in Aula di «segnalare la necessità di un’operazione di messa in sicurezza di tutto il Paese». L’impianto del decreto serviva per far ripartire in fretta la ricostruzione del Ponte Morandi superando i cavilli burocratici: dentro però fu inserita questa norma dal M5s che già all’epoca venne contestata. «I fatti parlano. Quello fatto dal governo 5Stelle-Lega nel 2018 per Ischia fu l’ennesimo condono edilizio. Le carte parlano. Il testo della legge – denuncia Carlo Cottarelli, deputato Pd – parla di condono. Non si può riscrivere la storia a piacere a seconda di come tira il vento». Contro Conte si schiera anche il leader dei Verdi Angelo Bonelli che sui social sottolinea come «l’art.25 del decreto Morandi del 2018 era nella sostanza un nuovo condono edilizio e che prevedeva al comma 1 bis la disapplicazione dell’art.32 comma 27 che riguarda proprio i vincoli idrogeologici, applicando invece la non condonabilità ai proprietari condannati per mafia, art.27 lettera a». Alla marea di polemiche politiche replica in serata ieri il M5s in una dura nota: «uno sciacallaggio politico e mediatico con pochi precedenti. Sostenere – come fanno alcuni organi di stampa – che il Governo Conte I ha dato vita a un condono a Ischia solo perché l’articolo 25 del decreto del 2018 è intitolato “definizione delle procedure di condono” è strumentale e non fa onore al diritto a una corretta informazione dei cittadini. In quella normativa non è stato introdotto nessun nuovo condono ma è stato stabilito solo un percorso per accelerare la definizione delle pratiche avviate da anni e per consentire risposte certe su domande relative a condoni decisi da precedenti Esecutivi». Ancora i 5Stelle ribadiscono come i veri condoni a Ischia siano stati fatti e approvati dai Governi Craxi e Berlusconi e che invece il M5s nel Governo Conte 1 «si trovò di fronte l’emergenza dei terremotati e delle loro richieste di aiuto per la ricostruzione delle abitazioni. Di fronte a questa situazione emergenziale il Governo Conte I stabilì una cosa molto semplice, ossia che sulle procedure di condono risalenti ad anni e decenni precedenti lo Stato doveva velocizzare le risposte: un sì o un no ai cittadini in 6 mesi, nel rispetto dei vincoli (paesaggistici, idrogeologici etc.) esistenti».