Nuovo studio: “Farmaco anticoagulante dannoso contro long-covid”
Un recente studio citato dal Financial Times ha messo in dubbio l’efficacia di un farmaco anticoagulante ampiamente prescritto contro gli effetti del long-covid, ovvero tutta quella serie di complicazioni mediche che potrebbero colpire il paziente dopo la remissione del covid. Il farmaco finito al centro della bufera è l’Apixaban, utilizzato anche in Italia, mentre lo studio che ne ha evidenziato gli effetti dannosi è stato condotto nel Regno Unito dall’Addenbrooke’s Hospital e dall’Università di Cambridge.
I risultati dello studio sul farmaco anticoagulante hanno evidenziato che il 29,1% dei pazienti long-covid che lo hanno assunto in via sperimentale è tornato in ospedale o è morto, rispetto al 30,8% della media dei pazienti che hanno ricevuto cure tradizionali. Si tratterebbe, insomma, di una quantità veramente esigua, che non giustifica l’impiego del farmaco, anche in virtù dei suoi ampi e dannosi effetti collaterali. Lo studio, infatti, fa parte di un più ampio progetto chiamato “HEALCOVID-Un aiuto ad alleviare le conseguenze del long-covid” e che esamina i trattamenti più diffusi in questo ambito medico, per fornire un concreto aiuto al trattamento degli effetti a lungo termine del covid.
Farmaco anticoagulante per long-covid: “Effetti più dannosi che benefici”
Insomma, sembra che ora l’utilità del farmaco anticoagulante nell’ambito del long-covid sarà ampiamente messa in discussione, mentre non si può comunque escludere che continuerà ad essere impiegato in altre patologie, nelle quale risulta efficace. Mentre lo studio sull’Apixaban è stato commentato dalla sua autrice, Charlotte Summers, sulle pagine del Financial Times.
“Dopo essere sopravvissuti all’esperienza del ricovero in ospedale”, ha spiegato l’autrice dello studio sul farmaco anticoagulante contro il long-covid, “molti pazienti si ritrovano di nuovo in ospedale, spesso con complicazioni a lungo termine dovute al virus”, ma seppur tutte le terapie abbiano degli effetti collaterali, con questo farmaco “diamo alle persone un rischio, senza alcun beneficio“. Lo ha sottolineato anche il coautore dello studio, Mark Toshner, sostenendo anche che i loro risultati, “speriamo impediscano di prescrivere inutilmente questo farmaco ai pazienti long-covid e di poter cambiare la pratica medica”.