LO SPOT DI “SIMONS” CHE CELEBRA LA “BELLEZZA” DEL SUICIDIO ASSISTITO
“Tutto è bellezza”: non è il titolo di un nuovo film di Sorrentino e nemmeno una serie tv che si propone di far ragionare il mondo sempre più “superficiale” sulla meraviglia dell’universo e della vita umana. “Tutto è bellezza” è il titolo di uno spot pubblicitario di uno dei marchi di moda più famosi in Canada – “Simons” – che ha deciso di promuovere la storia di Jennyfer Hatch, la 37enne morta lo scorso 23 ottobre 2022 tramite il suicidio assistito di Stato (in Canada conosciuto come MAID, assistenza medica nella morte). Ebbene sì, uno spot a tutti gli effetti dove la malinconia della colonna sonora e le immagini oniriche della fotografia fanno da sfondo al racconto degli ultimi attimi di vita della donna che ha combatteva da tempi la sindrome di Ehlers Danlos (malattie ereditarie che colpiscono il tessuto connettivo che sostiene molte parti del corpo).
«Anche ora mentre cerco aiuto per porre fine alla mia vita, c’è così tanta bellezza», dice Jennyfer nello spot della “Simons” che, secondo le parole esplicite della company, «riguarda la costruzione di una connessione umana nel riflettere i valori». Valori come la morte, il suicidio e la fine “dolce”: intendiamoci, su questo tema il mondo intero si interroga da anni sul fatto se sia giusto o no che lo Stato intervenga per “dare la morte” su richiesta, e non crediamo sia questo né il luogo né lo strumento adatto per porre una tematica così “alta” e così “divisiva”. Riflettiamo però sulle parole usate dal CEO Peter Simons nel commentare il video-spot di 3 minuti diffuso in tutto il Canada (e che trovate qui sotto, ndr): «Ci siamo sentiti davvero – dopo tutto quello che abbiamo passato negli ultimi due anni e che tutti hanno passato – forse avrebbe risuonato di più realizzare un progetto meno orientato al commercio e più concentrato sull’ispirazione e sui valori che ci stanno a cuore». Le difficoltà della pandemia, le “lezioni apprese” e l’intenzione di fare marketing – come potrebbe definire qualche intellò consumato – “etico”: qui però di “etico”, al di là dell’essere favorevoli o contrari alla legge C-7 approvata in Canada solo due anni fa, c’è davvero ben poco. O meglio, si vorrebbe far passare un concetto “etico” veicolandolo dentro uno spot che, pur bello possa essere, ha comunque un intento pubblicitario.
SUICIDIO & MODA, QUANDO LA MORTE DIVENTA MARKETING: LA FOLLIA IN CANADA
Nel Paese come il Canada che nel solo 2021 ha avuto oltre 10mila morti di eutanasia, il tema posto dal marchio di moda “Simons” acquisisce ancora più peso: negli ultimi due anni si è visto un aumento inquietante del 32,4% del suicidio assistito “di Stato” divenendo per il 3,3% della causa di decessi totali in Canada in un unico anno. Malati di mente, sofferenti post trauma, obesi, disabili o anche “semplici” soli (l’ultimo rapporto canadese sul MAID-Medical Assistance in Dying parla di 1.740 suicidi assistiti su 10.064 per solitudine): il tema è tutt’altro che superficiale e uno spot del più importante marchio di moda in Canada che celebri e glorifichi la bellezza della “dolce morte” rende ancora più emergenziale la vicenda.
Già fosse solo uno spot in “lode” del suicidio assistito si comprenderebbero le conseguenti polemiche che si stanno udendo in Canada: qui però il passo è ancora successivo in quanto si tratta di una pubblicità, di un marchio di moda come “Simons” che punta (e mica è uno scandalo) a vendere e fare profitti. Ma nel farlo, glorifica una scelta così profonda e spiazzante come la morte per suicidio assistito: «Abbiamo bisogno di una comunità che si prende cura delle persone, non di una comunità che le uccide», spiegava lo scorso anno Alex Schadenberg, a capo dell’Euthanasia Prevention Coalition (fonte “Tempi.it”). Ci aggiungiamo noi: forse abbiamo bisogno di una comunità che ragioni sui valori e sull’etica, che magari si trovi anche a discutere su posizioni legittime e contrapposte, senza che questo sia veicolato da uno spot pubblicitario. La vita (e la morte) sono sacre; il marketing, anche no grazie.