Omicidio Ciatti: al processo manca l’imputato, chiesti 15 anni di carcere
Nella giornata di oggi si è tenuto il processo d’appello davanti alla corte spagnola per l’omicidio di Nicolò Ciatti, ucciso nel 2017 dal ceceno Rassoul Bissoultanov, latitante da luglio nonostante i genitori della vittima avessero sollevato la questione con le autorità spagnole. I magistrati in giornata odierna hanno ritenuto che non fosse necessaria la presenza dell’imputato per procedere con il processo, sventando il rischio che il caso venisse archiviato.
Il ceceno colpevole dell’omicidio di Nicolò Ciatti, insomma, rimane ancora in libertà, seppur su di lui pendano due mandati d’arresto in Europa, uno da parte della autorità italiane, l’altro da parte di quelle spagnole. Al processo che si è tenuto in giornata, la pubblica accusa ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado, che imputava a Bissoultanov 15 anni di reclusione, la pena minima prevista dalla legge spagnola in casi analoghi. Di contro, la difesa ha cercato di ridimensionare la condotta del ceceno in un comportamento colposo, mentre la famiglia Ciotti, seguita dall’avvocato Francesco Co e supportata dall’ambasciata italiana in Spagna, ha chiesto 25 anni di carcere, il massimo della pena concessa dalla legge spagnola.
L’ira del padre di Nicolò Ciatti: “15 anni? La vergogna del mondo civile”
A quanto si apprende, insomma, sembra che al ceceno responsabile dell’omicidio di Nicolò Ciatti potrebbe venir confermata, dalle autorità spagnole, la pena a 15 anni di reclusione, mentre l’uomo risulta anche essere latitante. In merito alla pena inflitta nel primo grado di giudizio, si era già espresso il padre di Nicolò, Luigi Ciatti, dicendo che il tribunale “dovrebbe essere dalla nostra parte, invece sono al fianco degli assassini. Siete la vergogna del mondo civile“.
In occasione del processo in appello contro l’assassino di Nicolò Ciatti, inoltre, Luigi ha rilasciato altre dichiarazioni al quotidiano La Nazione. “L’accusa ha chiesto la conferma della condanna a quindici anni, per noi troppo poco“, avrebbe detto, accusando anche la scarsa collaborazione della Spagna con le autorità italiane. Infatti, risulta che non sia stato raggiunto alcun accordo per la giurisdizione del caso, che è rimasto nelle mani del tribunale iberico, dando il via ad un secondo procedimento parallelo a Roma, le cui trascrizioni però non sono mai state rese ufficialmente dai giudici spagnoli.
Una rabbia, quella del padre di Nicolò Ciatti, che muove su diversi fronti, perché dal 2017 il caso è stato un susseguirsi di assurdità. Il 22enne fu picchiato a morte da Rassoul Bissoultanov nel 2017 e ha scontato 4 anni di carcerazione preventiva. Dopo aver lasciato il carcere spagnolo, l’uomo si è diretto in Germania, dove è stato arrestato per via del mandato d’arresto italiano. Lo scorso dicembre, infine, l’imputato è stato scarcerato anche in Italia, nonostante la famiglia avesse sollevate le perplessità in merito ad una possibile fuga del ceceno. Infine, a luglio Bissoultanov è scomparso, risultando di fatto latitante.