IL SERMONE CHOC DEL RICERCATORE DI CAMBRIDGE: “GESÙ AVEVA UN CORPO TRANS”
«Gesù Cristo poteva essere un trans»: la teoria, bizzarra e strampalata, è stata esposta seriamente da un ricercatore dell’Università di Cambridge, che è anche un teologo anglicano. Si chiama Joshua Heath e la scorsa domenica dal pulpito della cappella del Trinity College – uno dei college più famosi dell’Università di Cambridge – ha illustrato la sua teoria prendendo spunto dal dipinto dell’artista francese Jean Maluel “Compianto su Cristo” (o più semplicemente “Pietà”): «Gesù Cristo aveva un corpo trans», in quanto aveva combinato entrambi i principi, “maschio e femmina”.
Inevitabili le polemiche sollevate dalla comunità di fedeli che ha visto in queste sue dichiarazioni segni evidenti di blasfemia ed eresia, chiedendo ai vertici dell’università tra le più prestigiose al mondo di intervenire immediatamente sul proprio ricercatore-teologo. Uno studioso con laurea scientifica come si è ritrovato ad esporre una tesi del genere? Il mistero regna sovrano, si sa soltanto quanto da lui sostenuto in quel sermone: mostrando l’immagine del dipinto, secondo Joshua Heath visto che tra le gambe del Cristo vi sono tracce di sangue «suggerisce che Gesù avesse una vagina. E se c’era una vagina, allora anche lui era una donna».
CAMBRIDGE “DIFENDE” IL RICERCATORE: ECCO COSA È SUCCESSO
Il passaggio successivo compiuto dal teologo-ricercatore Heath nel suo sermone è poi quello che ha fatto sollevare più polemiche: «le rappresentazioni non erotiche del pene di Gesù nei dipinti storici sollecitano una risposta accogliente piuttosto che ostile nei confronti delle voci alzate delle persone trans». Non solo, lo studioso di Cambridge ha anche aggiunto come «Nel corpo simultaneamente maschile e femminile di Cristo in queste opere, se il corpo di Cristo come queste opere suggerisce il corpo di tutti i corpi, allora il suo corpo è anche il corpo trans». Molti fedeli si sono sentiti a disagio per le teorie esposte dal ricercatore con dottorato in teologia (tra l’altro supervisionato dall’ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, ndr), compresi diversi bambini presenti nel consueto sermone domenicale anglicano all’interno del Trinity College.
«Sono particolarmente sprezzante di tali immagini quando vengono applicate a nostro Signore, dal pulpito, a Evensong. Disprezzo l’idea che dovremmo essere invitati a contemplare il martirio di un ‘trans Cristo’, una nuova eresia per la nostra epoca», commenta sotto choc uno dei fedeli intervistati dal “Daily Telegraph” in questi giorni. Invece che prendere però provvedimenti o quantomeno un richiamo al proprio ricercatore, l’Università di Cambridge ha scelto di difendere la tesi del proprio docente: «il suo sermone suggeriva che potremmo pensare a queste immagini del corpo maschile/femminile di Cristo come a fornirci modi di pensare alle questioni relative alle questioni transgender oggi», scrive il presidente Michael Banner, decano del Trinity College di Cambridge. Le sue teorie, sebbene particolari, sono «legittime» e non vanno contestate secondo l’Università: «Per quanto mi riguarda, penso che la speculazione fosse legittima, indipendentemente dal fatto che tu o io o chiunque altro non sia d’accordo con l’interpretazione, dica qualcos’altro su quella tradizione artistica o resista alla sua applicazione alle domande contemporanee sul transessualismo», scrive ancora Banner rispondendo alle critiche pubbliche sollevate dopo il sermone di Heath. Viste le polemiche successive a tale vicenda, il college ha provato a “ridimensionare” l’intero accaduto con una nota diffusa ai media Uk: «Il College vorrebbe chiarire quanto segue. Né il decano del Trinity College né il ricercatore che ha tenuto il sermone hanno suggerito che Gesù fosse transgender. Il sermone ha affrontato l’immagine di Cristo raffigurata nell’arte e varie interpretazioni di quelle rappresentazioni artistiche: l’esplorazione del sermone della natura dell’arte religiosa, nello spirito di un’indagine accademica stimolante, era in linea con il dibattito aperto e il dialogo all’Università di Cambridge».