Il docente di immunologia Yves Lévy, ormai da dieci anni, ha avviato uno studio per un vaccino preventivo contro l’HIV. Il direttore del Vaccine Research Institute (VRI) e co-fondatore della biotecnologia LinKinVax, in una intervista a Le Parisien, ha svelato gli ultimi risultati della ricerca, che definisce “promettenti”. La tecnologia che il nuovo prodotto utilizza, infatti, è completamente inedita.
“Data la complessità dell’HIV, abbiamo pensato di doverlo combattere in modo diverso. Negli ultimi anni abbiamo studiato a lungo come funziona. Per contrastarlo, l’elemento chiave è colpire con precisione le cellule dendritiche”, ha rivelato Levy. “Quando un vaccino, sia esso un virus inattivato o frammenti, viene somministrato nell’organismo, sono loro che inviano gli ordini al sistema immunitario. Allertato, quest’ultimo produrrà quindi armi per difendersi. Ma potrebbe volerci del tempo prima che il messaggio li raggiunga”. Il compito del vaccino è quello di velocizzare questo processo. “La nostra iniezione invia le informazioni direttamente alle cellule dendritiche grazie a una specie di missile. Se un giorno l’HIV tenterà di infettare le cellule, il corpo sarà pronto a combatterlo perché ne avrà conservato la memoria”.
HIV, studio su vaccino preventivo: come funziona
Il vaccino contro l’HIV attualmente allo studio, dunque, viene somministrato in modo preventivo. I primi test hanno coinvolto 72 volontari, non a rischio, in Francia e Svizzera, a cui sono state somministrate tre dosi. I pazienti sono stati monitorati per otto anni. “La fase 1-2 è stata completata e dimostra che il nostro vaccino è ben tollerato e che induce un’interessante risposta immunitaria. È enorme! Abbiamo appena superato una fase cruciale. Ma rimane una grande incognita: certo, il corpo reagisce, ma le sue difese lo proteggeranno davvero quando viene infettato dall’HIV? Non lo sappiamo ancora”, ha sottolineato il professor Yves Lévy.
Per comprendere ciò, sarà necessario iniettare il siero a coloro che possono facilmente essere infettati. “La fase 3 riguarderà le popolazioni a rischio: lavoratori del sesso, uomini gay, donne in Africa”. Essa durerà almeno due o tre anni, ma potrebbe essere utile anche ad altre cause. “Questa tecnologia è in fase di sviluppo anche contro altri virus. Nel 2023 partirà una sperimentazione per testare due vaccini contro il Covid, un altro contro il cancro alla gola legato al papillomavirus”.