Il nuovo governo ha voluto fare la legge sulle pensioni che è costata 726,4 milioni di euro pronti a beneficiare circa 48.000 lavoratori con quota 103taglio della rivalutazione delle pensioni, la cosiddetta perequazione.
Riforma pensioni 2022: tagli per 17 miliardi e spesa di 274,3 milioni per il 2023
Si tratta di un indice che segue l’inflazione dell’anno precedente e, quindi, viene abrogato anche il fondo per l’uscita anticipata delle pubbliche medie imprese in crisi, con meno 200 milioni nel prossimo triennio. Le mancate rivalutazioni ammontano a 17 miliardi, un quantitativo di denaro che equipara le scelte sulla riforma previdenziale voluta dal governo meloni, al governo Monti e alla legge Fornero. Stiamo parlando di una comparazione che concerne l’entità dei tagli.
Ma c’è di più, così come ha dichiarato la Fondazione Di Vittorio e l’Osservatorio previdenza della CGIL, le risorse che saranno effettivamente spese saranno poco più di un terzo, vale a dire 274,3 milioni con un risparmio in cassa di 452,1 milioni.
Infatti le platee interessate dalla misura comprendono 11.340 persone di cui 9355 lavoratori e 1985 lavoratrici al posto di 41.100 annunciati. Questi i dati per quanto concerne quota 103. Invece opzione donna interesserà 870 lavoratrice rispetto alle 2.900 previste e sono già pochissime. L’ape sociale invece interessa soltanto a 13.405 persone rispetto alle 20.000 previste. Quindi nel 2023 la platea reale delle persone che usufruiranno di questi tre istituti sarà di 25.615 persone per tutti gli altri invece ci sarà la legge Fornero.
Riforma pensioni 2022: per la CGIL si va verso “la legge Fornero in purezza”
Infatti coloro che hanno deciso che non è il caso di perdere troppo sullo stipendio, dovrebbero rimanere al lavoro fino al compimento dei 67 anni di età per poter ottenere quanto spetta secondo la legge dell’ex ministro Elsa Fornero.
Inoltre la platea ma dei reali beneficiari della legge sulle pensioni classifica la spesa pubblica come realmente esigua.
È chiaro che il governo non ha trovato i fondi e soprattutto non ha trovato il coraggio di effettuare una riforma strutturale in questo mese, ma è anche chiaro che il poco tempo a disposizione non avrebbe reso possibile certi cambiamenti.
Sia la CGIL che tutti gli altri sindacati guardano con ilarità al sistema delle quote che varia progressivamente aumentando di anno in anno fino ad arrivare ad una legge Fornero in purezza.