Se non fosse una drammatica realtà, sembrerebbe una barzelletta di cattivo gusto. Premessa: le autorità sanitarie italiane diffondono un bollettino settimanale sull’efficacia di un trattamento farmacologico nell’evitare infezioni da Covid-19. Orbene, quei numeri confermano quello che da mesi la letteratura scientifica ha cominciato a rivelare: chi sotto gli 80 anni ricorre a quel trattamento genico-cellulare si ammala di Covid più facilmente di chi non vi ricorre. Quindi chi non si inocula un siero anti-Covid statisticamente è meno contagioso di chi vi ricorre.
Eppure se volete andare a trovare un familiare in ospedale o in una residenza per anziani, accompagnare vostra moglie in sala parto o pregare in un obitorio davanti alla salma di un congiunto dovete esibire il green pass! A che titolo? Nulla lo giustifica dal punto di vista scientifico sanitario, eppure lo dovete esibire. Se nulla lo giustifica, visto che per la salute pubblica siete addirittura meno pericolosi degli altri che ce l’hanno per iniezione, qual è la ratio di un diktat di legge?
Oggi come oggi, null’altro che l’abuso di potere. Uno Stato che chiede il pizzo per conto di Pfizer o chi per esso, speculando sul ricatto affettivo dei sudditi, non più cittadini.
È possibile continuare a tollerare questa situazione come se nulla fosse? Poi ci si scandalizza se si scopre che all’ospedale di Saronno potevi entrare in obitorio allungando un cinquantone all’addetto o se il Policlinico Casalino di Roma – multato per questo dal Garante della privacy – esigeva il green pass ai pazienti con visite specialistiche prenotate.
Il decreto del governo Draghi, tramutato in legge a febbraio, in teoria dovrebbe decadere a fine anno. Coi tempi che corrono non è detto però che l’estorsione di Stato sugli affetti delle persone e sui loro diritti non venga prorogata, con grande gioia di chi fa profitto sulle disgrazie altrui.
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