È noto l’evidente peggioramento delle relazioni bilaterali fra Canada e Cina, come si è visto durante l’incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e il premier canadese Justin Trudeau al vertice del G20 a Bali il 15 novembre. A tale proposito dobbiamo sottolineare come l’intelligence canadese – e cioè il Canadian Security Intelligence Service (Csis) – abbia relazionato sull’interferenza cinese durante le elezioni federali che si sono tenute nel 2021.
Questa interferenza tuttavia non è stata contrastata in modo adeguato, secondo alcuni autorevoli rappresentanti del parlamento canadese, che hanno rivolto critiche molto severe a Adam Fisher, direttore generale delle valutazioni dell’intelligence del Csis, membro della Task Force Security and Intelligence Threats to Elections, il quale ha cercato di giustificare le carenze dell’intelligence canadese sottolineando che il Canada non era adeguatamente preparato a resistere alla minaccia multiforme rappresentata dalla Cina.
Tuttavia la gravità delle carenze dell’intelligence canadese è tale che il parlamento intende interrogare sia il consigliere per la Sicurezza nazionale Jody Thomas, che i due precedenti titolari del suo incarico, David Morrison e Dan Stanton, e l’ex ambasciatore canadese a Pechino David Mulroney. A dimostrazione della debolezza dell’intelligence canadese sia sufficiente citare un episodio recente avvenuto ad ottobre: infatti un’indagine condotta dalla Royal Canadian Mounted Police, che lavora a stretto contatto con il Csis, ha rivelato che almeno tre uffici di polizia cinesi erano stati trovati nell’area di Toronto. E, a novembre, un dipendente di origine cinese di Hydro-Québec, il produttore di elettricità del settore pubblico della provincia del Quebec, è stato arrestato per spionaggio. Presumibilmente aveva rubato dati sensibili dal 2018.
Ma la proiezione di potenza cinese non conosce confini geografici, come dimostra la sua capacità di penetrazione sempre più ampia e capillare in America latina. Stiamo alludendo all’Uruguay. L’attuale presidente uruguaiano Luis Lacalle Pou ha recentemente esortato il suo ministro degli Esteri, Francisco Bustillo, ad anticipare la sua visita a Pechino, prevista entro la fine dell’anno. Questo non deve sorprendere, dal momento che il parlamento uruguaiano ha legittimato un accordo bilaterale con la Cina durante il mese di agosto nel settore della difesa, accordo nel quale la multinazionale cinese Huawei svolge un ruolo decisivo. Questo ruolo è stato promosso da Cai Wei, il capo dell’ufficio latinoamericano del ministero degli Esteri cinese. Se questo accordo dovesse saltare, il Partito comunista cinese non rinnoverà il suo partenariato strategico con l’Uruguay.
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