“È brutto non avere un ideale, vero prof? Io non ce l’ho”. È da questa provocazione che è nata la progettazione del modulo di storia sui movimenti giovanili fra XX e XXI secolo, dal titolo “All’origine del desiderio (impazzito?)”, centrato su un domanda chiave: come i giovani hanno risposto alle provocazioni del loro tempo? quale desiderio vero li muoveva?
Tuttavia, poiché per cogliere la domanda degli altri si deve partire dalla nostra, è importante iniziare dal presente e chiederci: cosa significa per noi rispondere al tempo presente? quali le sfide attuali? e noi cosa desideriamo veramente? Di certo potranno emergere alcune questioni: dal Fridays for future agli atti di protesta nei musei, dalle manifestazioni per i diritti umani e civili ai Black Lives Matter.
A questo punto, servirà focalizzare l’attenzione sugli eventi scatenanti (cause), sugli attori (chi protesta), sul contesto di riferimento (società), sui metodi (azioni e strumenti di protesta), sulle norme che già regolano le varie questioni (dichiarazione universale dei diritti umani, costituzioni), sugli effetti di queste azioni sulla società e “su di me” (conseguenze).
Gli alunni, in piccoli gruppi, analizzeranno questi aspetti, tramite alcuni materiali selezionati (articoli e siti), per poi condividere gli esiti del lavoro, sia con l’esposizione orale dei gruppi, sia con una tabella di sintesi, da implementare, durante il percorso, con analoghe analisi di altri movimenti giovanili del Novecento. Però l’attività di indagine del passato si collocherà all’interno di specifiche tematiche con cronologia di riferimento: il primo dopoguerra, i sistemi totalitari, gli anni Sessanta in Italia e nel mondo, la crisi degli anni Settanta. Per questi passaggi, ci sarà sempre una lezione introduttiva del docente, per contestualizzare il movimento giovanile oggetto di studio, seguita dal laboratorio di analisi di documenti.
Iniziando col primo dopoguerra, il docente guida gli alunni a focalizzare l’origine del profondo disagio giovanile nel fallimento del positivismo borghese e delle ideologie coloniali e nazionaliste, sulle quali si era fondato il miraggio di un mondo nuovo, sostitutivo della tradizione popolare precedente, contadina e cattolica. Al ritorno, i giovani reduci, che si erano votati alla Patria, si ritrovano senza volto, insieme vittime e colpevoli, orfani di quello stesso falso mito per cui avevano combattuto. Leggere alcune lettere dal fronte aiuterà a capire l’esperienza terribile di questi soldati e la ribellione profonda che ne scaturirà nel biennio rosso, dove collasseranno le esigenze e i bisogni irrisolti più disparati, nel tentativo collettivo di creare un vero uomo nuovo.
Infatti è qui, in nuce, l’origine dei totalitarismi, le nuove ideologie della generazione successiva, che ancora più orribilmente ne sarà tradita e schiavizzata, avendole accolte come ideali per cui vivere e morire. In questo secondo step, potremo parlare di giovani che non si accontentano delle ideologie politiche di massa, iniziando con la visione del film La Rosa bianca, con la vicenda dei fratelli Scholl e dei loro amici. Col sussidio di testi estratti da La Rosa Bianca. Volti di un’amicizia (Itaca, 2005), approfondiremo la differenza fra ideologia e ideale, fra una ribellione strumentale ideologica ed una rivolta interiore e personale. In alternativa, un altro bel film è Swing kids, il cui giovane protagonista vaglia ogni relazione affettiva alla luce dell’irriducibilità del proprio io davanti al potere, fino a dare la propria vita seguendo l’esempio del padre.
Poi, passando ad Est, potremo parlare dei ragazzi di Piazza Majakovskij (utile il libretto curato da Fondazione Russia Cristiana e Associazione Memorial, Itaca, 2003): dall’analisi di immagini delle forme e degli stili del “realismo socialista”, oltre che dei manifesti di propaganda sovietici, si guideranno i ragazzi a definire quella “congiura contro la realtà” a cui giovani poeti e cantautori (uno per tutti, “il caso Pasternak”) si ribellarono con i loro testi, ben sapendo che più di una bomba vale la parola.
Da qui arriveremo agli anni Sessanta, dove incontreremo i giovani eredi della generazione che ha fatto la guerra, ha vissuto la ricostruzione ed ha avviato una società con un livello di benessere in rapida crescita. Cosa chiedono questi loro figli? I testi del libretto “Vogliamo tutto”. 1968-2018 (Itaca, 2018) focalizzano l’origine del movimento studentesco in Mario Savio ed il Free Speech Movement. È importante iniziare da qui per centrare la domanda vera, profonda, creativa, di questi ragazzi, che purtroppo sarà presto ridotta e politicamente ideologizzata, con le note derive di contestazione violenta che andremo ad illustrare in un secondo momento, centrando l’analisi sulla situazione italiana.
A tale scopo, potremo iniziare con il caso milanese della Zanzara (14 febbraio 1966), presentando così anche altri gruppi giovanili emergenti di area cattolica, come Gioventù Studentesca; poi, passeremo al sessantotto globale, ovvero all’escalation e alla radicalizzazione della protesta, fra la violenza di Valle Giulia ed il grido totalizzante “Siate realisti, chiedete l’impossibile!”.
Sarà un confronto interessante quello con Vaclav Havel ad Est, che vive questo grido nella sua dimensione umana più vera, come espressione dell’irriducibilità della persona, al di là di ogni potere politico. Invece, in Italia, vivremo un passaggio ulteriore che ci introdurrà al Movimento del’ 77 (cfr. Il movimento del ’77. Radici, snodi, luoghi, a cura di M. Galfrè e S. Neri Serneri, Viella 2018; Maurice Bignami, Addio rivoluzione. Requiem per gli anni Settanta, Rubbettino 2020), un disperato punto finale della parabola di quell’iniziale desiderio di totalità, collassato nel rapporto col movimento operaio e diventato uno dei detonatori degli anni di piombo.
In questo ultimo snodo, sarà utile lavorare sulla linea cronologica italiana e su immagini iconiche del periodo, per evidenziare gli eventi terroristici e le riforme politiche, non soffermandoci sulle diverse analisi storiografiche, ma stimolando i ragazzi ad una riflessione sul percorso (1960-1980) di quel desiderio, di quella domanda iniziale di Mario Savio: “allora c’è speranza per il nostro cuore? è giusto, è possibile avere tutto? vedo esempi intorno a me?”. Così torneremo a guardare al nostro presente con una consapevolezza più ampia e magari con una domanda più pura e più viva.
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