Secondo il Censis gli italiani sono più malinconici e spaventati, tanto che il 92,7% è convinto che la corsa dei prezzi durerà a lungo, il 76,4% ritiene che le entrate familiari nel prossimo anno non aumenteranno e quasi il 70% pensa che il proprio tenore di vita peggiorerà.
Eppure si calcola che ben 11 milioni di italiani tra i 18 e i 74 anni abbiano trascorso fuori casa, quasi esclusivamente in Italia, il ponte dell’Immacolata, per un giro d’affari stimabile in 4,4 miliardi di euro, con una spesa media pro-capite di 400 euro tutto compreso. È quanto emerge da un’indagine di Confcommercio, in base alla quale 4 intervistati su 10 hanno dichiarato che non si sarebbero allontanati oltre i confini della propria regione di residenza e addirittura 6 su 10 avrebbero limitato a meno di 3 giorni il periodo di vacanza. E proprio la ricerca dell’atmosfera natalizia è in 3 casi su 10 il motivo principale alla base del progetto di viaggio. A far da traino, poi, è anche la voglia di sciare, che spinge il tasso di riempimento delle strutture su livelli che non si vedevano da almeno due anni.
Come interpretare questi segnali? Che Natale sarà per il mondo del commercio e del turismo? Basterà a salvare un 2022 molto difficile, a causa della guerra e del caro bollette? “Il mondo del commercio – risponde Augusto Patrignani, presidente della Confcommercio della provincia di Forlì-Cesena – chiuderà il 2022 leccandosi un po’ le ferite, perché non sarà certo un anno eccezionale. Ma gli imprenditori sentono che la gente ha una gran voglia di tornare alla normalità e ha ritrovato un po’ di fiducia, anche per quanto potrà fare il nuovo governo per cercare di uscire da questa situazione”.
Italiani spaventati, Pil in calo e tutto rincara: alimentari, energia, materiali. Come si spiega il boom di prenotazioni negli alberghi per il ponte dell’Immacolata?
Me lo spiego per una ragione molto semplice: abbiamo avuto due anni di pandemia, poi è scoppiata la guerra, siamo stati segregati per un periodo un po’ troppo restrittivo e adesso gli italiani hanno una gran voglia di tornare alla normalità, per esempio, andando in vacanza e godendosi un po’ di relax. Cercano di sfruttare il momento.
Quindi l’ormai ex ceto medio, pur in condizioni peggiori e con prospettive per il futuro preoccupanti, non vuole rinunciare comunque al relax, alla neve, alle atmosfere natalizie? O c’è dell’altro?
A mio avviso, il fatto che oggi abbiamo un nuovo governo che si è appena insediato ha probabilmente creato una certa aspettativa, nella speranza che si possa finalmente tornare a fare quelle cose di cui il Paese ha fortemente bisogno. C’è un clima di fiducia, di attesa positiva e lo stesso ceto medio, pur ammaccato e pur consapevole delle difficoltà, in questo momento, finché è possibile, vuole andare a cercare questa normalità.
Inflazione e caro energia fanno meno paura?
L’inflazione fa tanta paura soprattutto ai consumatori, perché quando una famiglia si accorge che lo stipendio non cresce, poi immette meno risorse nell’economia. Che cosa riservi il futuro non lo sa nessuno e le problematiche restano sul tavolo, però ci sono anche le aspettative che questi problemi si possano magari risolvere o quanto meno che si possa andare verso una direzione migliore.
Il 90% dei turisti resterà in Italia. Una bella mano al Pil?
Sicuramente, e di questo le imprese, così come il Paese intero, ne hanno grande bisogno. Si respira un certo ottimismo.
Si sta tra l’altro avvicinando il Natale: quali sono le aspettative per turismo ed esercizi commerciali?
Le aspettative sono elevate, perché gli imprenditori del settore accoglienza si accorgono di questa voglia di normalità e di socialità.
Quanto ha scommesso e investito il mondo del commercio su questo Natale così diverso dai precedenti? Su quali leve si conta per attirare turisti e clienti, non solo italiani, ma anche stranieri?
Sul fronte dei prezzi, è vero che oggi sono più alti, ma l’Italia rispetto ad altri Paesi e ad altre destinazioni resta sempre più a buon mercato e nelle nostre strutture avremo soprattutto clienti italiani. Turismo e commercio in questo momento sono in grande attesa che possano essere festività col botto di presenze.
Sta davvero cambiando la spesa degli italiani?
In questi due anni di pandemia ha avuto una forte, ulteriore accelerazione il commercio online. Questo è un passaggio ormai acquisito e da cui difficilmente si potrà tornare indietro.
A inizio settembre dominava un clima di sfiducia, aleggiava lo spettro di chiusure e fallimenti. Dovesse oggi fotografare lo stato d’animo di commercianti e albergatori, si può dire che il peggio è passato e che il punto più basso è stato toccato?
Purtroppo questa perdurante fase di difficoltà non è stata ancora completamente superata e qualche impresa avrà già chiuso o magari non tornerà ad aprire. Come sempre, però, gli imprenditori cercano di avere un sentiment positivo e, rimboccandosi le maniche, di trovare una soluzione per andare avanti.
Come chiuderà il 2022 il mondo del commercio?
Chiuderà il 2022 leccandosi un po’ le ferite, perché non sarà certo un anno eccezionale. Il mondo del commercio di vicinato è sempre stato un po’ in crisi e sta facendo i conti con tantissimi problemi, che non saranno certo risolti all’improvviso. Resta ancora molto da fare, il mondo è profondamente cambiato e anche il commercio dovrà adeguarsi alle nuove sfide e ai nuovi stili di vita. Intanto però si intravvede un po’ di luce.
Per rilanciare i consumi nel 2023 sarebbe servito un taglio shock del nucleo fiscale come chiede Confindustria?
È fuor di dubbio che un taglio del cuneo fiscale superiore a quel che è stato deciso avrebbe sicuramente dato una grande spinta ai consumi e alla ripresa, ma il fatto che si stia iniziando è un primo segnale di fiducia. Credo che questa brutta pagina verrà superata, nella speranza che non sia ancora lunga come lo è stata fino a oggi.
(Marco Biscella)
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