Chelsea Manning, nota per essere la donna trans che forniva a WikiLeaks informazioni su documenti riservati degli Usa mentre svolgeva il suo incarico di analista di intelligence, ha parlato della sua vita in una intervista al Financial Times dopo la pubblicazione dell’autobiografia dal titolo “Readme.txt”. Dal percorso di transizione alle accuse che l’hanno portata all’arresto con una condanna a 35 anni di carcere per spionaggio. Il 12 marzo 2020 è stata liberata, dopo che Barack Obama le aveva concesso la grazia. La sua figura, in questi anni, ha dato origine a numerose polemiche.
“Ricevo ancora attacchi personali per il mio essere transgender, ma ormai ci sono abituata”, ha ammesso. Alla nascita, in una cittadina ultraconservatrice dell’Oklahoma dove l’omosessualità è stata un crimine fino al 2003, infatti, il suo nome era Bradley. Con il padre ha sempre avuto un rapporto travagliato, mentre la madre alcolizzata è morta alcuni anni fa. L’unica a sostenerla nel suo cammino è stata la zia Mary. “Tutto era molto suddiviso per genere nel mio Stato. Anche adesso non è progredito molto”. È per questo motivo che fu contenta, a 13 anni, di trasferirsi in Galles, patria materna. “Lì era tutto più misto, ma essendo uno straniero in un posto abbastanza isolato, era difficile resistere”. Quattro anni dopo tornò negli Usa e si arruolò.
Chelsea Manning, la trans di WikiLeaks: la sua verità
La vita di Chelsea Manning ha subito una svolta quando nel 2010 l’hacker Adrian Lamo l’ha denunciata di spionaggio, accusandola di fornire informazioni riservata a WikiLeaks, organizzazione divulgativa di Julian Assange. Dopo pochi giorni venne arrestata. Per sette anni è rimasta in un carcere di alta sicurezza, spesso in isolamento. “Avevo cibo, alloggio, accesso all’assistenza sanitaria. Fuori di prigione non lo garantiscono e questo è spaventoso”, ha ironizzato. L’esperienza in prigione, ad ogni modo, l’ha cambiata. “Le persone cercano di insultarmi e di farmi del male. Io però sono stata in prigione, quindi posso sopportarlo. Allo stesso tempo, però, quando vedo qualcuno che se la prende con qualcun altro, perdo la testa”.
Sebbene sia stata assolta dal reato di alto tradimento, gran parte degli americani la accusa tuttora di essere una “traditrice”. Ad oggi, tuttavia, la ex analista di intelligence continua a ritenere che il suo sia stato un contributo al mondo piuttosto che una minaccia per il suo Paese. Il tema in questione, però, resta avvolto da un alone di mistero. “Non posso parlare delle cose che ho caricato, figuriamoci di ciò che non è stato caricato. Per quanto assurdo possa sembrare, non posso dire neanche se le informazioni che ho rilasciato fossero vere o accurate. Hanno oscurato parti del libro”, ha rivelato.