LE PAROLE DI CACOPARDO
Domenico Cacopardo, in un articolo pubblicato su Italia Oggi, scrive: “Il Governo dice bene, aggiungendo la parola ‘merito’ alla dicitura del ministero della pubblica istruzione, ma razzola male, malissimo quando si occupa di pensioni e di adeguamento delle stesse in seguito all’inflazione. Infatti, la nuova legge di stabilità precede una rivalutazione piena sino a circa 2.100 euro (di pensione mensile) e tagli progressivi oltre questa soglia. Il che significa che le pensioni più alte ricevono adeguamenti dell’80% sotto i 2.650 euro e così a scendere sino al 35% per gli importi superiori ai 5.250 euro”. Il fatto è che “a pensioni più elevate corrispondono contributi più consistenti versati da cittadini impegnati in attività pubbliche o private più remunerative secondo il livello di responsabilità che esse hanno comportato e la qualità della preparazione professionale”. “Il punire, quindi, i percettori di pensioni più elevate rappresenta un ennesimo abuso di uno Stato padrone, ingiusto per definizione”.
L’APPELLO DI BERLUSCONI ALLA MELONI SULLA RIFORMA DELLE PENSIONI MINIME
Dopo aver riunito l’intero board di Forza Italia (come spieghiamo nel focus qui sotto, ndr), il senatore Silvio Berlusconi ha ribadito il suo appello alla Premier Meloni per costruire una piena riforma pensioni dall’anno prossimo che possa portare le “minime” a 1000 euro. «Questa legge dà una risposta rapida ed efficace a famiglie e imprese maggiormente colpite dal caro energia: è necessario allo stesso tempo fare il massimo sforzo possibile per aumentare le pensioni minime a mille euro, che resta l’obiettivo di Forza Italia per la legislatura», ha spiegato in una lunga nota il leader forzista.
La battaglia in Parlamento sta per cominciare con i tempi strettissimi per l’approvazione della Manovra che imporrà diversi emendamenti “raggruppati”, oltre a ben pochi “colpi di testa” in seno alla maggioranza: «ribadisco il sostegno deciso e leale e al governo di centrodestra presieduto da Giorgia Meloni, del quale Forza Italia è parte determinante, un esecutivo che ha la forza e l’autorevolezza internazionale necessarie per affrontare i principali dossier europei e saprà sicuramente essere all’altezza delle aspettative degli italiani», ha concluso Berlusconi. (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI PELLE (FILCA-CISL)
Enzo Pelle, Segretario generale della Filca-Cisl, come riporta il Quotidiano Nazionale, evidenzia che “l’edilizia continua ad essere uno dei settori più a rischio per i lavoratori, con una vittima nei cantieri ogni due giorni. Spesso dimentichiamo che nei cantieri ci sono molti operai over 60, un’età che non si addice per niente a stare sui tetti o sui ponteggi. Per questo chiediamo che la riforma delle pensioni preveda misure ad hoc per gli edili, per consentire loro di accedere alla pensione in anticipo e senza rimetterci”. Misure che non sono presenti nella Legge di bilancio, ma che potranno far parte di un intervento più organico cui il Governo pensa per l’anno prossimo. Zoello Forni, Presidente nazionale dell’Anmil, spiega invece che “ancora una volta sono i lavoratori più avanti negli anni a perdere la vita nei cantieri, senza che si faccia nessuna concreta azione per evitarlo. Proprio quando si pensa di essere più esperti il rischio aumenta e dunque occorre intervenire con una formazione adeguata e non solo tecnica, rafforzando inoltre le tutele oggi previste per il lavoro usurante”.
FORZA ITALIA INSISTE SU AUMENTO MINIME
Forza Italia insiste sull’aumento delle pensioni minime. Se Silvio Berlusconi, dopo un vertice ad Arcore, ha ribadito che l’obiettivo è di portarle a mille euro al mese entro la fine della legislatura, Alessandro Cattaneo, intervistato dalla Stampa, spiega che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha fornito rassicurazioni sul fatto di voler fare proprie le priorità evidenziate dagli azzurri per la Legge di bilancio, tra cui il fatto di portare le minime a 600 euro al mese “almeno per gli over 75”. “Noi partecipiamo lealmente a questo governo, che è composto da partiti con sensibilità diverse su alcuni temi. Per questo riteniamo legittimo arricchire la coalizione con le nostre proposte prioritarie”, aggiunge il capogruppo di Forza Italia alla Camera. Il quotidiano torinese cita anche la direttrice regionale dell’Inps Piemonte, Emanuela Zambataro, che spiega che dal prossimo anno la trasmissione dei dati per la liquidazione del Tfr/Tfs dei dipendenti pubblici sarà solo digitale e ciò “renderà più fluido il processo di erogazione delle prestazioni spettanti”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAVALLARI
In un’intervista a Repubblica, Lilia Cavallari evidenzia che “Quota 103 sarà usata per l’85% da uomini e da lavoratori dipendenti. Mentre legare Opzione Donna ai figli sembra inopportuno: la donna va aiutata quando i figli sono piccoli”. La Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, spiega anche che in materia previdenziale, il problema della Legge di bilancio 2023 “è che si continuano a stratificare interventi marginali ed eccezioni anziché procedere con una riforma organica delle pensioni”. Dal suo punto di vista, inoltre, il blocco parziale delle rivalutazioni delle pensioni “ha lo stesso effetto di un’imposta. Cambiare di continuo il meccanismo di indicizzazione si concilia male con il sistema di calcolo contributivo perché in questo modo le pensioni recuperano meno dell’inflazione e perdono potere d’acquisto”.
L’ANALISI DI POLILLO
Cavallari sottolinea quindi che “si possono raggiungere gli stessi obiettivi escludendo i pensionati indicizzati al 100% da altri aiuti, come bonus o sussidi”. In un articolo pubblicato su Formiche.net, l’ex sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo scrive invece che “dopo il tanto discutere sui rischi di un ulteriore allentamento destinato a far debordare ulteriormente la spesa pensionistica, si scopre che la manovra, invece, mette le mani nelle tasche dei pensionati. Le modifiche delle norme sul pensionamento (quota 103, Ape sociale ed Opzione donna) comportano un aumento di spesa pari, nel triennio a 2,858 miliardi. Per contro l’aver modificato i meccanismi d’indicizzazione, invece, porta nelle casse dello Stato, o meglio dell’Inps, più di 9,5 miliardi di euro. Quale somma algebrica degli effetti fiscali del provvedimento e di quelli netti”.
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