Giorgio Palù, presidente Aifa, parla del futuro del covid
Il virologo e presidente di Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, Giorgio Palù ha recentemente rilasciato un’intervista al Corriere della Sera dove ha ragionato sull’attuale andamento dell’infezione da covid sul territorio italiano e mondiale. Innanzitutto, ci tiene a sottolineare che non si deve più parlare di pandemia, “da un punto di vista virologico e semantico”, perché “significa elevare una malattia infettiva ad emblema di urgenza sociale costante” penalizzando altre patologie più significative.
Sempre il merito al covid, però, Giorgio Palù ritiene anche che “non è neppure un’endemia. Parliamo di un virus che in questa fase mantiene una circolazione diffusa nella popolazione di vaste aree del globo”. “Non ce ne libereremo mai“, sostiene fermamente, e “continuerà ad essere presente con picchi nella stagione invernale assieme ad altri virus respiratori”. “Sono cambiati virus e ospiti”, spiega in merito al suo cambio di posizione sul covid, “nella prima fase l’interesse della collettività doveva prevalere su quello individuale [ma] oggi bisogna commisurare i diritti individuali con quelli della collettività”. Secondo lui non ci sarebbe “nessuna nuova variante all’orizzonte“, ed Omicron continuerà ad essere preponderante.
Palù: “Oggi l’influenza è più letale del covid”
Parlando degli sviluppi del covid, il professor Giorgio Palù ritiene che la mascherina sarà ancora fondamentale “in luoghi affollati, mezzi pubblici, ambienti di ricovero e cura (..) soprattutto per assolvere ad un dovere sociale ed etico, proteggere i più deboli”. Così come la vaccinazione “continua ad essere fondamentale per proteggere le categorie a rischio”. Sono ora soprattutto “gli over sessanta e i fragili” a doversi vaccinare, mentre gli immunodepressi dovrebbero pensare alla quinta dose.
La letalità del covid, ora come ora, secondo Palù è drasticamente scesa, allo “0,045% rispetto all’1-2% del suo esordio nel nostro Paese”. Risulta, dunque, essere “meno letale dell’influenza che questa settimana, assieme ad altre infezioni respiratorie, ha un’incidenza 5 volte superiore al covid”, colpendo 16 adulti e tra i 56 e i 60 under 5, ogni 1.000 abitanti. Tra le infezioni respiratorie, inoltre, sostiene che “su 100 casi, circa la metà sono dovuti al ceppo influenzale di tipo A, il 10% al covid e il 30-40% ad altri virus stagionali”. E di questi, secondo lui, dovremmo cominciare a parlare più seriamente, prestando più attenzione soprattutto ai bambini sotto i 5 anni che “stanno sperimentando l’influenza per la prima volta“.