Arnoldo Mondadori è stato uno dei grandi editori della storia d’Italia, professione che è stata portata avanti anche dai quattro figli. Oltre ad Alberto, infatti, anche Cristina, Mimma e Giorgio hanno sposato la causa del gruppo di famiglia. Partiamo da Giorgio, che è stato presidente della Casa editrice Mondadori dal 1968 al 1976. Fu proprio in quel periodo a commissionare all’architetto Oscar Niemeyer il complesso cinto da un grande lago che dal 1975 è la sede del gruppo a Segrate, nei pressi di Milano.
Giorgio Mondadori, fondò da Millelibri, Airone, Bell’Italia fino a Arte e antiquariato
Attivo anche in ambito sportivo – fu presidente del Verona dal 1953 al 1958 – Giorgio Mondadori fondò numerose riviste: da Millelibri ad Airone, passando per Bell’Italia e Bell’Europa, fino a Gardenia e Arte e antiquariato. Nel 1976, inoltre, fu coeditore del quotidiano La Repubblica.
Dopo essere stato estromesso dalle sorelle – fu messo in minoranza – nel 1977 Giorgio Mondadori cedette il 25 per cento del pacchetto azionario della Mondadori, per fondare la sua casa editrice, la Giorgio Mondadori e Associati (passata a Urbano Cairo nel 1999). La morte risale al 10 gennaio 2009.
Cristina e Mimma Mondadori: il loro apporto al gruppo di famiglia
Tra i figli di Arnoldo Mondadori anche Mimma ha scritto pagine importanti della storia della casa editrice di famiglia. Terzogenita di Arnoldo, si occupò di una galleria di grafica a Milano fino alla morte del padre, per poi entrare – a partire dal 1972 – nell’azienda di famiglia. Sei anni più tardi, fu la promotrice della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, dedicata al padre e al fratello.
Medico cardiologo e psicoterapeuta infantile, Cristina Mondadori invece è stata presidente della Fondazione, oltre ad aver fondato il Centro Benedetta D’Intino (per la quale fu premiata anche con l’Ambrogino d’oro, onoreficenza conferita dal Comune di Milano). Coniugata a Mario Formenton – presidente dell’azienda di famiglia dal 1976 al 1987 – Cristina fu suo malgrado protagonista della battaglia senza esclusione di colpi tra Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi per il controllo della casa editrice di Segrate.