Blatte e topi nei centri di accoglienza gestiti dai familiari di Aboubakar Soumahoro, dove gli ospiti erano in eccesso e le condizioni igieniche erano invece scarse. Lo scandalo non è solo finanziario, stando a quanto emerge dall’inchiesta della procura di Latina sulle società gestite da Marie Therese Mukamitsindo e dai suoi figli, inclusa Liliane Murekatete, la moglie di Soumahoro. C’è, infatti, anche la denuncia sulle malversazioni ai danni dei migranti. Quindi, a prescindere dal giro di fatture e la gestione contabile non trasparente, nell’ordinanza si sottolinea che le «distrazioni di denaro per finalità estranee alla gestione dei progetti» hanno inciso sulle condizioni di vita dei migranti, anche minori.
Infatti, sarebbero state sottratte risorse destinate all’accoglienza impoverendo i servizi. Il gip Giuseppe Molfese parla di «riscaldamenti ridotti in ore notturne o assenti». Ma anche di «alloggi fatiscenti con arredamento inadeguato rispetto al numero degli ospiti, mobili rotti, condizioni igieniche carenti», senza dimenticare l’assenza di «derattizzazione e deblattizzazione». Quindi, i migranti erano usati «in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti» alla Direzione centrale per i richiedenti asilo, ma spesso si trattava di «costi non sostenuti».
CASO SOUMAHORO, PM A CACCIA DEI SOLDI ARRIVATI DALLO STATO
L’inchiesta del procuratore Giuseppe de Falco e del sostituto Andrea D’Angeli, condotta dal nucleo della Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, resta il flusso di denaro che dallo Stato è arrivato alla famiglia di Marie Therese Mukamitsindo, senza sapere dove sia finito. Anche perché spesso gli stipendi degli operatori non venivano pagati. Nel mirino anche sei fatture del 2019 «relative a operazioni inesistenti» nei confronti di Jumbo Africa. Ma questa e Consorzio Aid erano strutture satelliti riconducibili a Karibu, al cui vertice tra il 2005 e il 2014 c’era Mukamitsindo e consiglieri erano Liliane Murekatete e Michel Rukundo. Invece a capo del Consorzio Aid dal 2009 al 2017 c’era sempre Mukamitsindo, poi il figlio Michel, mentre dal 2018 un cda formato da lei e i figli Michel e Aline. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, c’è poi un’informativa della Guardia di Finanza risalente al 2 febbraio da cui si evince che Jumbo Africa non aveva dipendenti, non aveva presentato il modello 770 per il 2019, eppure aveva ricevuto dalla Karibu bonifici usati sistematicamente per girare i soldi all’estero a vari soggetti, come il figlio di Mukamitsindo, Richard Mutangana e sua moglie Valeria Giglioli. La GdF ha concluso che gli importi contabilizzati sembrerebbero uno strumento per veicolare denaro da Karibu a Jumbo e da questa all’estero.