Tutti descrivono Sinisa Mihajlovic come un lottatore, anche se quella contro la leucemia, e più in generale il cancro, è una battaglia che non conosce né vincitori né vinti. Si lotta per sopravvivere, l’ex calciatore e allenatore lo ha fatto senza la paura di soffrire. Lo ha raccontato Francesca Bonifazi, direttrice del Programma trapianto e del Programma dipartimentale terapie cellulari avanzate all’interno dell’Ematologia diretta dal professor Michele Cavo, all’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Si tratta del medico che ha seguito il tecnico serbo dal secondo ciclo di chemioterapia e dal trapianto di midollo osseo e che parla ora dopo la morte di Mihajlovic. «Non ha mai avuto paura di soffrire e ha affrontato la malattia con coraggio. Ha sofferto molto, ma ha saputo accettare la fragilità che la malattia gli ha imposto», ha dichiarato al Corriere della Sera.
Anche la dottoressa ricorda la voglia di vivere di Mihajlovic, ma anche l’affetto della famiglia. «Sua moglie gli è stata vicina dal primo all’ultimo momento, sempre. Arianna è stata la donna che gli ha dato coraggio e che ha gestito la famiglia in una fase molto difficile». Pur essendo un uomo deciso, a volte brusco, si è fatto amare da tutti in ospedale. «Non ha mai litigato con nessuno e si è fatto voler bene da tutti. Qua tutti ne parlano in modo affettuoso. C’è molto calore umano, ci ha lasciato una persona capace di grande empatia», ha aggiunto Francesca Bonifazi.
MEDICO DI MIHAJLOVIC “RECIDIVA REFRATTARIA A CURE”
Non mancano gli aneddoti nel racconto di Francesca Bonifazi al Corriere. C’è il retroscena sulla conversazione nella quale Sinisa Mihajlovic le aveva consigliato di acquistare un televisore molto costoso. «Già, è vero. E pensi che dopo le sue sollecitazioni alla fine l’ho comprato. Non ce l’avevo in casa da 8 anni. Anche se, ovviamente, molto meno caro di quello che suggeriva lui». Quando le è stato chiesto se si aspettava un peggioramento delle condizioni di Mihajlovic, la dottoressa Bonifazi ha premesso che «il trapianto di midollo osseo è la terapia più efficace per eradicare la leucemia mieloide acuta. In questo momento garantisce una minor possibilità di recidiva». Ma nel caso di Sinisa Mihajlovic la malattia è tornata: «È stata molto aggressiva ed è stata refrattaria alle cure. Tuttavia, Sinisa si è rialzato anche di fronte alla recidiva». Infatti, ha svelato che «non più di una settimana fa camminava e faceva tanti chilometri a piedi». Il medico ha voluto però precisare che il trapianto resta la migliore delle terapie in caso di leucemia. «Noi medici crediamo che l’unica maniera per alleviare il dolore che proviamo nel veder morire i nostri pazienti è di scommettere nella ricerca». A tal proposito, in merito alle cellule Car-T ha chiarito che attualmente funzionano per la leucemia cutanea, linfoma o mieloma, quindi casi diversi da quello di Sinisa Mihajlovic. Per la leucemia mieloide acuta, infatti, si è ancora in fase sperimentale.