Martirologio Romano: “A Roma nel cimitero di Ponziano sulla via Portuense, deposizione di sant’Anastasio I, papa, uomo ricco di povertà e di apostolica sollecitudine, che si oppose fermamente alle dottrine ereticali”.
Romano, fu eletto il 27 novembre 399. Dovette subito affrontare la disputa che ruotava intorno ad Origene, “l’eminente ma contestato teologo del III secolo”. Rufino di Aquileia (345-410) aveva tradotto un’opera di Origene – il De Principiis in latino o Periarchon in greco – dando una valutazione positiva al suo autore. Ciò provocò la reazione negativa di Girolamo e dei suoi amici romani che desideravano la condanna degli scritti di Origene. Nella primavera del 400 giunse ad Anastasio una lettera di Teofilo, patriarca di Alessandria, che trattava dei mali provocati dagli scritti di Origene. Il Nostro convocò un sinodo che condannò gli errori di Origene. Rufino gli mandò una breve ma sentita difesa sia della sua traduzione che della sua posizione teologica. Il papa avrebbe rimesso il giudizio sull’operato di Rufino a Dio.
Papa Anastasio, a differenza del suo predecessore Siricio, godette dell’ammirazione di Girolamo, che ebbe a dire che il suo pontificato era stato breve perché Roma non meritava un vescovo così nobile. Cosa simile era accaduta con Paolino di Nola: Siricio lo aveva trattato male, Anastasio ne ebbe cordiali relazioni. “Si ha notizia anche di un rapporto epistolare con Paolino di Nola nel corso del quale Anastasio, subito dopo la sua ordinazione, mostrò il proprio affetto per i vescovi della Campania; si intrattenne poi con Paolino stesso in occasione di un suo viaggio a Roma per la festa degli apostoli; in seguito lo invitò, nonostante Paolino fosse ancora solo presbitero, per l’anniversario del suo pontificato (“natalis”) che Anastasio era solito celebrare con altri vescovi: il Nolano rileva come il papa non si fosse offeso delle scuse che egli gli aveva inviato per giustificare la sua assenza e avesse accolto benevolmente il suo discorso di saluto” (Alessandra Pollastri, Enciclopedia dei Papi).
Anastasio combatté il donatismo, scisma nella Chiesa africana, che prendeva nome da Donato di Cartagine (primo vero capo e animatore). Durò dalla fine della persecuzione di Diocleziano fino all’invasione musulmana. Si originò da dissensi tra fedeli di Cartagine all’inizio del III sec. e fu caratterizzato dalla ripresa o continuazione di posizioni dottrinali e pratiche già tradizionali nella Chiesa ma poi abbandonate, come l’invalidità dei sacramenti se amministrati da sacerdoti indegni.
Il donatismo spinse la Chiesa a ribadire l’efficacia dei sacramenti e a formulare più chiaramente la distinzione tra eresia e scisma, nonché a regolare la posizione dei non ortodossi nello stato cristiano. Quando i vescovi africani chiesero ad Anastasio aperture verso i chierici donatisti, Anastasio rispose con fermezza di continuare la lotta contro il donatismo.
Il Liber pontificalis gli attribuisce – “forse giustamente” secondo il Kelly – un regolamento per esigere dai vescovi, dai preti, dai diaconi, di stare in piedi a capo chino alla lettura del Vangelo durante la Messa. Morto il 19 dicembre 401, fu sepolto nel cimitero di Ponziano sulla via Portuense; la sua festa si celebra il 19 dicembre.
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