Taiwan ha avviato un’indagine su TikTok, per via di una presunta filiale illegale che sarebbe stata creata dall’applicazione di social media di proprietà cinese sull’isola. In particolare, sembra che una società locale si sia impegnata in attività commerciali a Taiwan per conto di ByteDance, la società madre cinese di TikTok. Le autorità hanno dichiarato: “Negli ultimi anni, la Cina ha utilizzato TikTok e altri video brevi per condurre operazioni cognitive di infiltrazione in altri Paesi. C’è anche un alto rischio che le informazioni personali degli utenti vengano raccolte per il governo cinese“.
L’autoritario Partito comunista cinese, com’è noto, ha rivendicato la democraticità e l’autogoverno di Taiwan e ha giurato di impadronirsene un giorno. Come sottolineato da “Insider Paper”, le piattaforme cinesi di internet e dei social media non possono operare a Taiwan in base alle leggi locali. Il quotidiano locale “Liberty Times” ha scritto lunedì che la filiale sotto inchiesta è una società creata nel 2018 che ha cambiato nome in ByteDance Taiwan Ltd Co a novembre.
TAIWAN INDAGA SU TIKTOK, IL SOCIAL NEGA LEGAMI CON LA CINA
TikTok, peraltro, ha subìto crescenti pressioni, soprattutto negli Stati Uniti d’America, per via della sua proprietà cinese e per la possibilità che possa rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale. Soltanto la scorsa settimana i senatori USA hanno votato all’unanimità per vietare l’applicazione sui telefoni del governo. TikTok, dal canto suo, ha negato di essere un rischio per la sicurezza o di essere legato alle autorità cinesi, il tutto mentre Taiwan ha avvisato di essere il destinatario di enormi campagne cinesi di disinformazione e spionaggio.
Negli ultimi anni, ha concluso “Insider Paper”, Taiwan “ha intensificato i controlli sulle imprese cinesi e ha imposto regole sugli investimenti in vari settori chiave, tra cui l’industria dei semiconduttori all’avanguardia dell’isola. Da quando Tsai Ing-wen è diventata presidente di Taiwan nel 2016, Pechino ha aumentato la pressione militare, diplomatica ed economica sull’isola, che considera una nazione sovrana e non parte di ‘una sola Cina’”.