LA MINACCIA DI DOHA CONTRO L’UE: “QATARGATE? A RISCHIO FORNITURE PER L’EUROPA”
Nel 2022 il Qatar è divenuto il primo Paese al mondo per esportazione del gas liquido naturale (GNL-Gas Naturale Liquefatto) ma con quanto sta emergendo nella vasta inchiesta sul Qatargate qualcosa potrebbe cambiare nell’economia degli scambi geopolitici dei prossimi mesi. Dopo lo stop sostanziale di tutti i progetti e gli accordi tra Europa e Doha per provare a verificare se vi siano stati principi effettivi di corruzione, l’Emiro del Qatar lancia una minaccia di non poco conto al Parlamento Europeo e alla Commissione Ue: «una restrizione così discriminatoria prima che l’inchiesta sia conclusa, può avere delle conseguenze. Questa decisione avrà un effetto negativo sulla cooperazione regionale e globale e sui colloqui in corso su energia, povertà e sicurezza».
Il lamento di Doha contro i provvedimenti d’emergenza attuati dalla Presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola – in risposta alle accuse gravissime mosse contro il Qatar e i presunti corrotti – arriva poche ore prima dell’accordo raggiunto in Consiglio Energia Ue in merito al price cap sul gas in Europa (a 180 euro a megawattora): si tratta di una minaccia di cui Europa e Italia non potranno non tener conto nell’evolversi delle inchieste sul Qatargate, e non solo. «Doha è un importante fornitore di gas naturale liquefatto al mondo», spiega ancora un portavoce dell’Emirato mettendo in luce le possibili ripercussioni con eventuali punizione in arrivo da Bruxelles. Del resto dopo essere divenuto principale Paese esportare di gas naturale liquefatto in Asia e Oceania, il Qatar stava puntando forte all’Europa in quanto le sanzioni alla Russia hanno reso il Vecchio Continente decisamente alla ricerca di partner stabili e ingenti sul fronte gas.
QATARGATE, È ALLARME GAS: COSA POTREBBE SUCCEDERE ANCHE IN ITALIA
Ma in termini più diretti, cosa rischia ad oggi l’Europa e l’Italia se realmente potessero nel prossimo futuro definire nuove sanzioni anche al Qatar per la tentata/riuscita corruzione dei funzionari europei? «Si chiede con urgenza che i titoli di accesso dei rappresentanti degli interessi del Qatar siano sospesi fino a quando le indagini giudiziarie non forniranno informazioni e chiarimenti pertinenti», si legge nella risoluzione approvata dall’Europarlamento, elemento tutt’altro che gradito a Doha. In particolare, il fatto di aver bloccato «tutti i lavori sui fascicoli legislativi relativi al Qatar, in particolare per quanto riguarda la liberalizzazione dei visti, l’accordo con il Qatar nel settore del trasporto aereo e le visite programmate, fino a quando le accuse non siano state confermate o respinte», avrebbe messo Doha sul “chi va là”.
Se è vero che al momento il Qatar vale meno del 5% del totale delle importazioni di gas nell’Unione, è altrettanto veritiero che la rilevanza energetica di Doha sia destinata ad aumentare nei prossimi anni, parallelamente alla crescita della sua capacità di liquefazione. Il tutto grazie al maxi-progetto North Field: si articola in due fasi (North Field East e North Field South) che dovrebbero venire ultimate nel 2026 e nel 2027: in questo modo si aumenterebbe notevolmente il rapporto stretto sul commercio del gas tra Qatar e Paesi Ue. Se le sanzioni dovessero realmente definite come stanziali allora si potrebbe andare incontro ad una rigida reazione da parte di Doha: a quel punto la Germania ci rimetterebbe in primis ma anche Paesi come l’Italia rischiano grosso sul fronte energia. A giugno scorso Eni è stata selezionata da “QatarEnergy” (l’ente energetico di Stato) come nuovo partner internazionale per l’espansione del progetto North Field East. È stato poi firmato il 19 giugno l’accordo di partnership per la creazione della nuova joint venture: QatarEnergy deterrà una quota del 75% e Eni il restante 25%. Snam ha annunciato l’acquisto di una nave che svolge anche funzioni di stoccaggio e rigassificazione di Gnl mentre Saipem, come spiega “First.online”, si sarebbe aggiudicata un contratto da Qatargas per un valore di 4,5 miliardi di dollari proprio nell’ambito dello sviluppo del North Field East. Non solo, sebbene per il 2022 al posto delle ingenti quantità in arrivo dalla Russia (ridotto al 26%) del gas siano stati privilegiati i canali con Algeria (30%), Norvegia e Paesi Bassi (10%), il contributo del Qatar come attore energetico resta vitale in quanto l’Italia attraverso QatarEnergy, possiede il 22% di Adriatic LNG, la società che gestisce il rigassificatore di Porto Viro (Rovigo). Insomma, tra l’Eni e gli altri enti di primaria importanza per l’economia Italiana, vi sarebbe molto da perdere (e poco da guadagnare) nel caso di rigide ripercussioni e calo delle forniture a seguito di eventuali sanzioni Ue contro il Qatar.