LUCETTA SCARAFFIA (COM. BIOETICA): “CATTOLICI, FATEVI SENTIRE O SPARIRETE!”
Da poco confermata dal Governo Meloni nel Comitato Nazionale per la Bioetica, Lucetta Scaraffia nella sua lunga intervista a “La Verità” non disdegna critiche anche piuttosto “scomode” – come quelle relegate a Papa Francesco – assieme ad un generale criterio “politicamente scorretto” in merito alla questione iper-delicata dei temi etici. Fuori dagli schemi ma senza per questo rivendicare un ritorno “al passato”: «Il Papa ha cercato di evitare terreni di scontro duro. Ma i problemi ci sono lo stesso e bisogna affrontarli senza derive dogmatiche o clericali». Per la docente di storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, convinta cattolica femminista e anti “ideologia LGBTQ+, l’appello fatto giorni fa su “La Stampa” al mondo dei cattolici viene confermato ora che potrà assumere ruolo diretto nell’eventuale dibattito assieme al nuovo Presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, il professor Angelo Vescovi.
«Bisogna ricominciare a discutere tra cattolici e con i laici: abbandonando la logica del muro contro muro», indice Lucetta Scaraffia al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. Sul tema del fine vita ad esempio, la posizione è tutt’altro che “rigida” sulle posizioni della Chiesa o – di contro – su quelle pro-choice: «è un tema sul quale i medici e gli infermieri – in generale gli operatori sanitari – avrebbero moltissimo da dire. Non sono questioni che possono essere trattate solo con la teologia. Il fine vita ormai è un tema medico e giuridico. Parlino i giuristi e i medici cattolici». Attenzione, Scaraffia non intende affatto sdoganare il suicidio assistito o l’eutanasia come avviene in maniera inquietante e spaventosa in Olanda e Belgio: «Qui non si tratta di legittimare l’eutanasia. Questa è da escludersi in modo assoluto. In questo momento, si sta parlando di intervenire sulla zona grigia tra la vita e la morte – e in questo caso, anche i cattolici possono maturare un giudizio diverso». Serve però dialogare, parlare, discutere e dibattere: «I cattolici sono destinati a perdere. O meglio, è l’approccio dogmatico che è destinato a perdere. Una sconfitta totale, tuttavia, lascerebbe in campo soltanto l’etica sul fine vita legata all’idea del consenso: la persona che, nelle Disposizioni anticipate di trattamento, aveva dichiarato che in certe condizioni preferirebbe morire, viene fatta morire. Io sono molto contraria a questa etica del consenso, temo che sia pericolosissima». Secondo Scaraffia, se i cattolici intervenissero nel dibattito allora sì che potrebbe svilupparsi un’alternativa migliore sul fronte etico e politico: basta non farlo in maniera “dogmatica”, indica la storica femminista cattolica, come sul tema delle adozioni gay e sull’utero in affitto «nessuno ci deve obbligare», neanche dall’Europa, «ci troviamo di fronte a posizioni dogmatiche. Per di più, certe pratiche sono basate sullo sfruttamento delle donne povere. Noi non possiamo accettarlo. È una questione di diritti umani ed è su questa base che dovremmo lanciare la sfida. Esistono degli argomenti che possiamo avanzare e che sono accettabili anche dai laici».
PAPA, TEMI ETICI E INCONTRO: COSA HA DETTO SCARAFFIA
Decisamente delicato il passaggio in cui Lucetta Scaraffia arriva a criticare il magistero di Papa Francesco sul tema dei diritti etici e civili: se è infatti vero che il Santo Padre non si sia mai tirato indietro dal condannare l’aborto come «omicidio» e l’eutanasia come una «cultura dello scarto» contro la cultura di vita, secondo l’esponente del Comitato Nazionale per la Bioetica, «con Papa Francesco i temi etici sono spariti». Intendiamoci, quello di Scaraffia non è tanto un voler andare al “muro contro muro” con il Capo della Chiesa, semmai l’esatto opposto: «o si rischia di scadere nel clericalismo o si rischia di essere del tutto assenti». È vero che Francesco ha cercato un approccio più “cauto” sul fronte etico rispetto a Benedetto XVI, ma questo purtroppo non ha eliminato i problemi.
Spiega ancora Scaraffia a “La Verità”: «i problemi ci sono lo stesso. E se non se ne parla, non si risolvono. D’altronde io non ho in mente quello che lei chiama scontro. Semmai penso ad un incontro». La docente moglie di Ernesto Galli della Loggia ritiene che serva recuperare, anche nella Chiesa, un dialogo e una discussione: «Nell’approccio dei cattolici c’è poco di strategico: si finisce semplicemente per scomparire. Perché gli altri, intanto, parlano. Ma quando qualcuno va a morire in Svizzera, chi è chiamano sui media a dibattere? I vescovi ci sono tanti cattolici che conoscono questi problemi molto meglio dei vescovi, perché sono sul fronte: i medici, ad esempio. Persone che possono sostenere le ragioni dei cattolici in modi meno dogmatici, più articolati, più legati alla realtà».