Oggi il Natale non è più una festa cristiana. È semplicemente una festa, con le caratteristiche di tutte le feste. Manca Gesù. Eppure, la parola Natale, nella sua origine latina, significa nascita. Dovrebbe essere la festa di una nascita. Chiedete ad un bambino ancora sano: chi nasce a Natale? E lui risponde: Gesù. Ecco allora l’autentica festa di Natale: la festa della nascita di Gesù. Ma in un mondo non più cristiano è naturale che il Natale di Gesù non esista più, e al suo posto ci sia una festa di Natale senza capo né coda.
Io sono cristiano e cattolico. Propongo il mio Natale di Gesù, e il mio presepe (vedi Lettera apostolica Admirabile signum del Santo Padre Francesco sul significato e il valore del presepe).
Il Vangelo, secondo Matteo, della Messa vespertina nella Vigilia racconta di come fu generato Gesù Cristo. Ed è un Vangelo della normalità. Perché è normale che Giuseppe, di fronte alla sua Maria incinta senza averne avuto rapporti intimi, pensi di ripudiarla. Il sogno di Giuseppe valorizza l’aspetto onirico della vita: appare un angelo del Signore a dire a Giuseppe come stanno le cose. Giuseppe obbedisce.
Il Vangelo, secondo Luca, della Messa nella notte è il vangelo del censimento e della mangiatoia. Ed è il vangelo di alcuni pastori cui si presenta un angelo del Signore (ecco di nuovo la presenza dell’angelo del Signore). Dopo averli rassicurati, “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste.
Il Vangelo, secondo Luca, della Messa dell’aurora, è il vangelo dei pastori. “Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”. E cominciarono a parlare, a dirlo, a riferire ciò che era stato detto loro, con stupore della gente. “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio.
Il Vangelo, secondo Giovanni, della Messa del giorno è il vangelo del Verbo fatto carne. “E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi; / e noi abbiamo contemplato la sua gloria, / gloria come del Figlio unigenito / che viene dal Padre, / pieno di grazia e di verità”. E il Verbo si fece carne. Questo è il cuore del cristianesimo. Il Verbo, Dio, il Mistero, la Bellezza, la Giustizia, la Verità si è fatta carne, è diventato un uomo, un uomo di carne e sangue, una presenza incontrabile, toccabile, udibile, con la quale si può avere dialogo e rapporto, una presenza reale nella vita dell’uomo.
Com’era reale il bambino Gesù. L’intuizione nasce durante una lezione sul prologo del Vangelo di Giovanni (successivamente chiamerà questo episodio il bel giorno), in cui don Giussani sente il professore dire: “Il Verbo di Dio, ovvero ciò di cui tutto consiste, si è fatto carne. Perciò la bellezza s’è fatta carne, la bontà s’è fatta carne, la giustizia s’è fatta carne, l’amore, la vita, la verità s’è fatta carne: l’essere non sta in un iperuranio platonico, si è fatto carne, è uno tra noi”.
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