Mattino 5 si è recato a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, per approfondire la polemica che si è venuta a creare negli scorsi giorni e riguardante il presepe locale e Saman Abbas. A presentare l’episodio ci ha pensato l’inviato del programma di Canale 5, Gianluca Torti: “In piazza Borgonovo a Novellara, siamo in compagnia di Silvano, un artigiano che ogni anno realizza il presepe del paese”. Silvano aveva realizzato un bassorilievo di Saman Abbas che “E’ stato oggetto di tante polemiche: c’è la rappresentazione di Saman con il velo, è stato esposto per qualche giorno poi a seguito delle proteste dei cittadini l’hanno spostato”.
A spiegare il perchè dello spostamento ci ha pensato il sindaco di Novellara, Elena Carletti: “Perchè l’abbiamo spostato? Tante considerazioni di tipo diverso, qualcuno contestava il fatto che avesse il velo, qualcuno riteneva che non fosse opportuno inserirlo in un contesto di presepe. Pur apprezzando la sensibilità di Silvano non volevamo che il ricordo di Saman si accompagnasse in questi giorni di speranza a polemiche, quindi abbiamo convenuto assieme a Silvano di spostarlo e di sostituirlo con una cassetta in cui tutte le persone che decidono lasciare un messaggio di speranza potessero lasciarlo qui, messaggi che raccoglieremo, conserveremo e cercheremo di valorizzarlo”.
SAMAN ABBAS, POLEMICA BASSORILIEVO: LE PAROLE DI CAPRARICA E ADINOLFI
Antonio Caprarica, in collegamento, ha commentato: “Non penso sia stata una buona idea produrre quel bassorilievo di Saman Abbas, manterrei più un silenzio e mi sembra più opportuna l’iniziativa del sindaco, ricordarla ma non con il bassorilievo. E’ giusta l’integrazione ma non ci deve essere rinuncia, non deve impedire che una di quelle fedi celebri il 25”.
Si dice d’accordo con il sindaco di Novellara e con Caprarica, Mario Adinolfi, in collegamento a Mattino 5: “Mi associo alla riflessione del sindaco e da papà dico che sono gli islamici stessi ad essere stupiti dal nostro essere paurosi verso le nostre tradizioni, ci vorrebbero più fedeli. L’integrazione si fa partendo dalla difesa di ciò che siamo e non dalla cancellazione”.